CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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duzionismo supposto sensibile defin<strong>it</strong>o dai cosiddetti cinque<br />
sensi: in tal modo noi avremmo scavalcato indeb<strong>it</strong>amente proprio<br />
i fenomeni e le loro concrete modal<strong>it</strong>à di evidenza. Il che<br />
significa: volendo essere «sperimentali», proprio all’esperienza,<br />
a ciò che di fatto si sperimenta, non si è badato. Non avrebbe<br />
senso infatti voler applicare una verificabil<strong>it</strong>à sensibile ai<br />
fenomeni della fantasia. Questo non significa che l’oggetto fantastico<br />
sia meno «evidente» di quello sensibile, oppure meno<br />
«reale» e meno «vero»; semplicemente significa che altro è il<br />
suo modo di dat<strong>it</strong>à e di evidenza. Sono questi «modi», il loro<br />
«esso stesso», le evidenze intu<strong>it</strong>ive originarie; essi, dice Husserl,<br />
sono realmente esperibili, realmente verificabili in modo<br />
intersoggettivo, senza bisogno di sustruzioni concettuali.<br />
Ora, «uno dei comp<strong>it</strong>i più importanti della penetrazione<br />
scientifica del mondo-della-v<strong>it</strong>a è quello di valorizzare il dir<strong>it</strong>to<br />
originario (Urrecht) di queste evidenze ultimativamente fondanti».<br />
Conferire a ogni evidenza il giusto posto<br />
nell’esperienza, secondo il dir<strong>it</strong>to originario di tutte le dat<strong>it</strong>à a<br />
essere assunte così come si danno ed entro i lim<strong>it</strong>i nei quali si<br />
danno, ecco il comp<strong>it</strong>o metodico della fenomenologia. Ciò significa<br />
che l’esperienza, resa oggetto di una considerazione fenomenologica,<br />
contiene tanto i triangoli di Galileo quanto gli<br />
ippogrifi di Ariosto. Queste sono oggettual<strong>it</strong>à ideali che derivano<br />
per costruzione dai principi delle loro rispettive pratiche<br />
(quella geometrica e quella poetica). Il «senso» di queste oggettual<strong>it</strong>à<br />
non sta però entro le rispettive scienze o prassi. Nessuna<br />
scienza (in generale potremmo dire nessuna pratica) può autofondarsi,<br />
cioè avere in sé i principi del proprio senso. Una<br />
scienza, una pratica, può e deve fondare autonomamente le proprie<br />
oggettual<strong>it</strong>à ideali (secondo il rigore del geometra o il rigore,<br />
tutto diverso, del poeta), ma non può fondare il senso di queste<br />
operazioni fondative se non attraverso un rinvio all’infin<strong>it</strong>o,<br />
come l’insegnante che voleva raffigurare se stesso che raffigurava<br />
la propria teoria. La fondazione ultima di senso la dobbiamo<br />
cercare nelle evidenze intersoggettivamente vissute sul piano<br />
del mondo-della-v<strong>it</strong>a.<br />
15. In conclusione: la gran questione della verificabil<strong>it</strong>à, e falsi-<br />
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