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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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pulsando al di qua e al di là, però entro lim<strong>it</strong>i invalicabili, e che<br />

infine cascherà in un trabocchetto, in una trappola sin dall’inizio<br />

predisposta come il mio risucchio o il buco nero di me stesso.<br />

Viviamo quindi il corpo dal di fuori, come l’altro per antonomasia.<br />

Ma paradossalmente questo è vero proprio perché viviamo<br />

corpo dal di dentro. Questo altro non è un altro qualsiasi,<br />

ma è l’altro in cui siamo «dentro» inscindibilmente. Lui che è<br />

l’altro è proprio il me dell’io che sono io. Mia prima obiettivazione<br />

ed estraneazione, diceva l’idealismo con le sue analisi magistrali,<br />

troppo spesso dimenticate o ignorate per motivi di pregiudizio<br />

ideologico. Il corpo, potremmo anche dire, è la mia potenza,<br />

la mia forza e tutt’intera la mia possibil<strong>it</strong>à: dove andrei<br />

senza le gambe, che farei senza le mani? Ma questo mirabile<br />

strumento della mia volontà ne è anche il lim<strong>it</strong>e, ciò che mi delim<strong>it</strong>a<br />

e mi circoscrive, ciò che segna i confini del possibile, ciò<br />

che mi lascia inerme in balia degli eventi. Gli occhi di Palinuro<br />

si chiusero ed egli precip<strong>it</strong>ò nelle onde.<br />

3. Tutto ciò che abbiamo detto del corpo possiamo ripeterlo pari<br />

pari per il mondo. Il quale, come Heidegger osservava, non è un<br />

semplice conten<strong>it</strong>ore universale di noi e del nostro corpo. Forse<br />

che l’uomo è altra cosa dal mondo? Egli anzi è una cosa del<br />

mondo: è fatto di mondo e ne è appendice. Come nasce allora<br />

questa nostra convinzione di non essere il mondo, così come non<br />

siamo il nostro corpo, e anzi di averlo di contro come un oggetto?<br />

D’altra parte, noi non potremmo agire dentro il mondo, se non<br />

ci accompagnasse questa convinzione della nostra differenza. E<br />

l’ambigu<strong>it</strong>à stessa del mondo che consente la nostra prassi. Noi<br />

lo rendiamo oggetto della nostra prassi, ma esso non è affatto un<br />

oggetto. Non «abbiamo» il mondo, la total<strong>it</strong>à dell’essente (come<br />

diceva Heidegger), così come abbiamo un oggetto qualsiasi. Io<br />

non ho il mondo; piuttosto «ci sono» e «ci sto». Non sono io che<br />

comprendo il mondo, quanto invece è lui che mi comprende, in<br />

tutti i sensi della parola. La natura, la physis proprio nel senso di<br />

tutto ciò che è, diceva Heidegger, è l’«inaggirabile» per essenza.<br />

Non posso fare il giro del mondo, poiché ogni giro è dentro il<br />

mondo e non può pretendere di percorrerlo da fuori.<br />

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