CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
l’uno il reciproco dell’altro. Per di più non sono mai già staticamente<br />
cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i. Così li immagina il senso comune, che tiene<br />
in serbo le sue mappe interiorizzate di mondo, senza essersi mai<br />
reso conto di come gli si siano venute cost<strong>it</strong>uendo. In realtà la<br />
linea tratteggiata allude a un percorso dinamico che in ogni<br />
momento si apre e si chiude, continuamente rimbalzando ai suoi<br />
poli.<br />
Il mio camminare, per esempio, non è affatto un camminare<br />
nel mondo (come io mi «figuro» o mi «immagino»), ma è letteralmente<br />
un farsi strada, un farsi strada di mondo o «mondano»,<br />
anche se l’ab<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à della operazione me ne sottrae la consapevolezza.<br />
Passo passo, mattone per mattone del selciato, il piede e<br />
il terreno si concost<strong>it</strong>uiscono e si rimbalzano determinandosi<br />
come terreno e come piede, estrane<strong>it</strong>à e appartenenza, interno ed<br />
esterno (così possiamo pensare che direttamente viva questa esperienza<br />
il bambino che impara a camminare, con grande fatica<br />
e pericolo). Dobbiamo dunque immaginare che la circonferenza<br />
tratteggiata si disegni e si ridisegni di continuo, secondo linee<br />
assai più complesse dell’ideale circolo che f abbiamo tracciato,<br />
cioè seguendo l’infin<strong>it</strong>a e imprevedibile sagoma dei nostri percorsi<br />
e dei nostri destini. Ognuno di noi, si è detto, è i suoi percorsi.<br />
Essi disegnano il fuori del suo mondo; il quale mondo, però,<br />
è già sempre penetrato dentro il sé e agisce insieme a lui. Il<br />
mondo rimbalza sin dentro il mio piede e sin dentro l’estrane<strong>it</strong>à<br />
delle mie ossa, cioè in quella estrane<strong>it</strong>à corporea che io stesso<br />
sono per me, secondo le oscillazioni essenziali e cost<strong>it</strong>utive della<br />
corpore<strong>it</strong>à e del mondo che abbiamo a suo tempo descr<strong>it</strong>to.<br />
Ora però, se consideriamo sotto un’altra luce il disegno che<br />
abbiamo tracciato, ci si impone una osservazione che suona per<br />
noi decisiva e che allude a un punto molto delicato della nostra<br />
indagine. Le linee della nostra stella rappresentano le originarie<br />
aperture «indicative» al mondo. Esse alludono al frangersi ag<strong>it</strong>o<br />
della prassi, cioè a una intenzione e a un’emozione in movimento.<br />
Che però non sono anche «sapute» come tali. Supponiamo<br />
che la mano tocchi e afferri. Allora il suo vuoto è invaso e, proprio<br />
per ciò, rivelato da un pieno; che però è l’orlo e il rimbalzo<br />
stesso di quel vuoto ecc. Ecco delinearsi la linea mobile e frasta-<br />
186