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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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stanza. In sintesi: attraverso la risposta specifica della voce ciò<br />

che è evocato è il polo comune dell’urgenza, dell’urgenza in<br />

comune. Nella risposta specifica il bambino non si lim<strong>it</strong>a a gridare<br />

sperando in Dio che gli diano da mangiare e non che gli<br />

soffino il naso, cosa di cui non ha alcun bisogno e non gli importa,<br />

visto che ha fame. Questa evocativ<strong>it</strong>à del grido è estremamente<br />

vaga e si accompagna a un saper fare molto generico.<br />

Altra cosa è quando il bambino, entrato nella risposta specifica,<br />

entra anche in possesso del mondo del «significato», che comincia<br />

a porre in esercizio in forme elementari. Apprende a farfugliare<br />

«pappa», se ha fame, e così via, con termini talora di sua<br />

invenzione cui l’adulto deve adattarsi per comunicare con lui.<br />

Nel momento in cui la parola in quanto parola è pronunciata<br />

(non ci preoccupiamo di darne qui un’esplicazione genetica, di<br />

fornire cioè una completa genesi del «significato», semplicemente<br />

rimandando a precedenti analisi già ricordate) ecco che<br />

noi dobbiamo vedere la parola come sospesa in un ideale spazio<br />

risuonante e insieme rimbalzante sui due em<strong>it</strong>tenti. Essi sono così<br />

i «rimbalzati» di questa voce e da questa voce. Essa risuona<br />

idealmente per tutti e indica a tutti il polo comune dell’urgenza,<br />

cioè della prassi. L’intersoggettiv<strong>it</strong>à non è altro da questo essere<br />

i rimbalzati della voce, i partecipanti e gli officianti della comun<strong>it</strong>à<br />

del suo gesto. Tutti i soggetti, infatti, sono e si sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i<br />

come tali in quanto rimbalzati dalla voce.<br />

18. L’altro punto essenziale al quale bisogna prestare attenzione<br />

è che la voce, in quanto determina i soggetti accomunati nel<br />

rimbalzo, allora dice la cosa. Tatto, vista, gusto non dicono<br />

niente. E la parola infatti che articola, evocandole, tutte le esperienze<br />

di tutte le distanze gestuali. Essa nomina i poli ideali delle<br />

diverse prassi, le urgenze «pubbliche» di tutti e a tutti comuni,<br />

sicché è a partire dalla sostanza della vox publica che da un lato<br />

il mondo si articola in «cose», dall’altro le prassi si articolano in<br />

«io», cioè nei parlati dalla voce pubblica e dai suoi significati<br />

pubblici. L’em<strong>it</strong>tente, come veicolo della voce, è il soggetto della<br />

prassi vocale; è «lui» che dice e la voce è la «sua». Ma per altro<br />

verso il significato di ciò che dice non gli appartiene. Anzi, è<br />

lui che appartiene a quel significato, essendo un «lui» solo per<br />

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