CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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ignorabimus. Il punto saliente, sorprendente, sconcertante e in<br />
ogni senso disorientante sembra essere piuttosto che la presenza<br />
stessa, proprio lei, è ciò che ricopre e occulta. Altro che lasciarla<br />
essere! C’è quanto meno una differenza di struttura tra<br />
fenomeno e presenza che appare oscura e problematica. Come<br />
se noi dicessimo che il fenomeno, per sua natura, non può stare<br />
nella presenza, né la presenza essere il fenomeno. Dopo di che<br />
ai sogni della fenomenologia abbiamo già detto addio. Ma<br />
guardiamo la cosa con più calma.<br />
La luce della ver<strong>it</strong>à (cioè della manifestativ<strong>it</strong>à: aletheia) è ciò<br />
in cui il fenomeno si da a vedere, ma non è ciò che si da a vedere:<br />
«ciò in cui», non «ciò che». Vediamo l’ente nella luminos<strong>it</strong>à<br />
dell’essere, ma la luminos<strong>it</strong>à dell’essere non si fa fenomeno.<br />
Tutt’al più essa si da ora come questa e ora come quella presenza,<br />
ma non si da essa stessa in presenza. La presenza sembra<br />
dunque incapace di cost<strong>it</strong>uire il luogo a partire dal quale sia<br />
sensato sperare di trovar risposta alla domanda o all’inv<strong>it</strong>o fenomenologico<br />
(«alle cose stesse!»): se guardiamo la presenza,<br />
l’inv<strong>it</strong>o non trova esaudimento. Ma dove allora dovremmo<br />
guardare? e che senso ha l’appello al fenomeno? che vuoi dire:<br />
lasciare che la cosa venga in presenza, che il fenomeno si manifesti<br />
da sé?<br />
Ecco il nostro attuale disorientamento. Bisogna aprirsi all’incontro<br />
con l’ente e con la sua ver<strong>it</strong>à, cioè con l’essere; ma dove<br />
può accadere, e come, un incontro se non in presenza e nella<br />
presenza? Si dice: l’essere va incontrato, non argomentato o dedotto;<br />
poi però l’unico luogo deputato a questo incontro sembra<br />
che ce lo precluda. Come ev<strong>it</strong>are la bancarotta della fenomenologia?<br />
Perché allora, non si dice Husserl, ma anche Heidegger,<br />
nei suoi tardi anni, quando le difficoltà relative alla manifestazione-occultamento<br />
dell’essere gli erano ben note, ancora insiste<br />
a dire che la fenomenologia è il comp<strong>it</strong>o futuro del pensiero?<br />
Quale comp<strong>it</strong>o, se esso è impossibile?<br />
Torniamo alla già ricordata differenza tra presenza e fenomeno.<br />
Essa è pacifica: se il fenomeno fosse senz’altro la presenza,<br />
non ci sarebbe bisogno del metodo fenomenologico. Da un lato<br />
dunque il fenomeno non sta nella presenza (nella «semplice»<br />
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