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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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il corpo e il mondo. Quelle cose cioè che il tatto sa far accadere,<br />

ma che di per sé non può dire.<br />

Vediamo invece la distanza della vista. Qui il rimbalzo del<br />

gesto fa accadere un profilarsi di sfondi e primi piani. Si disegna<br />

un orizzonte circolare di disponibil<strong>it</strong>à, collocate a differenti<br />

livelli o piani. Corrispettivamente, il punto di visione si colloca<br />

in una interior<strong>it</strong>à che sfuma quasi nel nulla. Diciamo quasi, perché<br />

noi non siamo fatti come Polifemo e la differenza tra i due<br />

occhi in qualche caso si fa sentire e apprezzare. Rispetto al punto<br />

di visione tutto il resto si pone sul conto della esterior<strong>it</strong>à, dello<br />

spettacolo del mondo o del mondo come spettacolo, in cui<br />

compaio io stesso col mio corpo, che lo sguardo può appunto<br />

ispezionare. Naturalmente è ancora la voce che dice quel che<br />

qui viene osservato, poiché la vista, di per sé, non conosce la<br />

traccia del suo stesso gesto, non la «sa».<br />

Ci siamo espressi in termini molto generici e semplificati. Per<br />

esempio non abbiamo preso in considerazione il fatto che le gestua-l<strong>it</strong>à<br />

non sono mai così «pure» e «distinte» come le stiamo<br />

dicendo; già per vedere devo orientare il collo; per afferrare devo<br />

anche guardare, e così via. Ma queste analisi non sono ora<br />

l’essenziale. Essenziale è che passiamo alla voce: come esperisce<br />

la voce, questo gesto peculiarmente «umano», la distanza?<br />

16. La voce non «incontra» il mondo. Il tatto, la vista lo incontrano;<br />

cioè lo «scoprono» e così lo delim<strong>it</strong>ano e lo segnano a<br />

partire da sé. Non nel senso che il mondo sia già lì e il tatto vi<br />

urti contro, ma nel senso di quella esplosione e scissione complementare<br />

che prima si è descr<strong>it</strong>ta. La voce però non fa nulla<br />

del genere. Essa piuttosto fa accadere fenomeni in ogni senso<br />

«inaud<strong>it</strong>i». Cioè produce ex nihilo fenomeni che «non ci sono»<br />

nel mondo del tatto e della vista. Il mondo è silenzio e la voce è<br />

l’irrompere di un gesto che «rompe» questo silenzio. Ne deriva<br />

che la distanza scand<strong>it</strong>a dalla voce non è scand<strong>it</strong>a rispetto a un<br />

«altro» come mondo, ma (come vedremo) rispetto a un altro<br />

come altra voce.<br />

Nel fenomeno della voce non abbiamo una total<strong>it</strong>à ideale che<br />

si scinde (il toccante e il toccato, che è a sua volta toccante ciò<br />

che lo tocca ecc.); abbiamo piuttosto una «provenienza».<br />

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