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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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perazioni della scienza obiettiva moderna continuano a rimanere<br />

incomprensibili. Che significa che questa sustruzione logica ha<br />

cambiato il destino dell’uomo? L’unica cosa che possiamo dire è<br />

che la scientific<strong>it</strong>à richiesta da questo enigma è certo una scientific<strong>it</strong>à<br />

nuova. Solo in quanto rispondiamo a tale domanda, solo<br />

allora potremo dirci filosofi».<br />

Dopo aver tanto insist<strong>it</strong>o sulle inadempienze degli scienziati,<br />

bisogna che ora non risparmiamo le deb<strong>it</strong>e durezze ai filosofi. E<br />

Husserl non le risparmia. Dobbiamo vergognarci, noi filosofi, di<br />

non aver saputo predisporre un pensiero che sia all’altezza della<br />

rivoluzione scientifica moderna, cioè che ne sappia capire e pensare<br />

il senso. E così Heidegger, come si sa, lamenta che il pensiero<br />

non sappia «corrispondere» alla «provocazione» del mondo<br />

della tecnica. Ma Husserl insiste sulla «scientific<strong>it</strong>à» sui generis<br />

che il pensiero deve attingere per pensare l’enigma della<br />

scienza: come deve essere concep<strong>it</strong>a questa «scientific<strong>it</strong>à»?<br />

Scrive Husserl: «Noi abbiamo chiar<strong>it</strong>o che la scienza obiettiva<br />

e tutte le altre attiv<strong>it</strong>à umane devono essere considerate alla luce<br />

del concreto mondo-della-v<strong>it</strong>a, cioè nella universal<strong>it</strong>à veramente<br />

concreta in cui esso, in quanto attual<strong>it</strong>à e in quanto orizzonte di<br />

possibil<strong>it</strong>à, include in sé tutti i complessi di valid<strong>it</strong>à raggiunti<br />

dagli uomini rispetto al mondo della loro v<strong>it</strong>a in comune». Il<br />

mondo-della-v<strong>it</strong>a, dunque, in quanto esso è il terreno ultimo di<br />

chiarificazione: non soltanto della scienza e dei suoi enigmatici<br />

successi che hanno trasformato la v<strong>it</strong>a degli uomini, ma anche di<br />

tutti gli «interessi» e di tutte le prassi umane. L’orizzonte del<br />

mondo-della-v<strong>it</strong>a è infatti una univer-sal<strong>it</strong>à concreta di cui le obiettiv<strong>it</strong>à<br />

scientifiche, nonostante il loro enorme influsso sulla v<strong>it</strong>a,<br />

sono solo una parte, un «r<strong>it</strong>aglio». (Va da sé che una società<br />

che assumesse la scienza come guida assoluta sarebbe una società<br />

che privilegia una parte, una astrazione, sul tutto, con es<strong>it</strong>i prevedibilmente<br />

catastrofici). Il mondo-della-v<strong>it</strong>a, dunque, è universale;<br />

ma noi, dice Husserl, non ne conosciamo affatto la «logica».<br />

Noi abbiamo costru<strong>it</strong>o una logica «categoriale» (formale,<br />

proposizionale, si dica come si vuole), ma ignoriamo la logica<br />

«che è normativa nella sfera della doxa». In compenso pretendiamo<br />

di ridurre questa seconda sconosciuta logica alle valid<strong>it</strong>à<br />

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