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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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so. Il lampo infatti, come qualsiasi cosa o evento, non è mai una<br />

presenza pura e assoluta, cioè qualcosa di ab-solutus, di «sciolto».<br />

La presenza del lampo non è mai sciolta dal buio.<br />

13. Abbiamo detto che questa s<strong>it</strong>uazione, questa «dinamica», è<br />

propria di ogni evento. Se traccio un segno qualsiasi sulla lavagna,<br />

da un lato vi invio e dall’altro vi svio. Ogni segno indica e<br />

insieme inganna (o più semplicemente delude). La traccia bianca<br />

del gesso attira la vostra attenzione e così la distoglie dal nero<br />

della lavagna. Ma questi segni bianchi non potrebbero manifestarsi<br />

e attrarre la vostra attenzione senza quell’orlo nero della<br />

lavagna che li contiene e li supporta, rendendoli ciò che sono.<br />

Analogamente si potrebbe dire che la luce ha nell’orlo di tenebra<br />

(che essa traccia) il senso della sua presenza. È cioè l’orlo<br />

che contiene (in tutti i sensi della parola) il senso della luce. La<br />

traccia è la traccia, più l’orlo della traccia, che ne detiene in<br />

qualche modo la «ver<strong>it</strong>à» (come direbbe Hegel). La luce è in<br />

ogni suo punto luminoso fasciata di buio, e così è appunto luce<br />

e risplende.<br />

Potremmo dire allora in questo modo: la presenza di ciò che è<br />

presente è sempre anche pre-sentimento d’altro. Presentimento<br />

che pone la presenza in un cost<strong>it</strong>utivo rinvio a questo stesso altro<br />

donde le proviene il senso.<br />

Ciò che è stato esemplificato con la coppia lampo-oscur<strong>it</strong>à potrebbe<br />

essere esemplificato altrettanto bene con un’altra coppia<br />

di sapore originario, quale è quella della relazione tra suono e silenzio,<br />

o tra silenzio e parola. Lo stesso si può dire della relazione<br />

maschio-femmina. La parola è parola del silenzio, «suono<br />

della quiete» diceva Heidegger in celebri analisi. All’uomo è la<br />

donna a conferire il suo esser uomo, e viceversa.<br />

Che ricaviamo allora dai nostri esempi? In sintesi potremmo<br />

dire: la presenza è l’ «analogon» di sé. La presenza non è la cosa<br />

stessa, ma piuttosto un analogon della cosa; la quale peraltro<br />

sta solo in questo analogon; e vi sta nella forma del rinvio.<br />

La parola «analogon» non deve farci pensare all’analogia platonica<br />

tra modello ideale e individuo sensibile. Nel modello ideale,<br />

si potrebbe dire, le metafisiche «platoniche» (non necessariamente<br />

Platone) proiettano la loro insofferenza verso un mon-<br />

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