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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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Vedi? questo è il triangolo; fanne altri trecento. E così che impariamo<br />

a conoscerlo, cioè a tracciarlo e a rintracciarlo, e, di conseguenza,<br />

a pensarlo. Non lo intuiamo infatti per una congen<strong>it</strong>a<br />

genial<strong>it</strong>à della stirpe, ma perché lo costruiamo sulla carta; e il<br />

triangolo, d’altra parte, non sta in nessun altro luogo che lì, e<br />

non nel cielo iperuranio. Sicché quando Galileo diceva che il<br />

mondo, guardato con l’occhio della fisica, è «scr<strong>it</strong>to» in caratteri<br />

matematici, diceva assolutamente la ver<strong>it</strong>à, sebbene non propriamente<br />

quella che credeva di dire.<br />

La filosofia è una prassi di nuovo genere perché scrive la ver<strong>it</strong>à<br />

della voce puntualizzandola e linearizzandola nell’alfabeto. In<br />

questo esatto senso la filosofia incarna la voce stessa della ragione<br />

che «supera» le idiosincrasie delle altre culture, vale a dire<br />

delle altre scr<strong>it</strong>ture: non avrai altra scr<strong>it</strong>tura fuori di me. Le supera<br />

perché le altre ver<strong>it</strong>à sono indescrivibili: impossibili a scriversi<br />

nella nostra scr<strong>it</strong>tura. E perciò «bizzarre» o tutt’al più «estetiche».<br />

In quanto incarna questa ragione universale della universale<br />

scr<strong>it</strong>tura il filosofo è, come diceva Husserl, il funzionario<br />

dell’uman<strong>it</strong>à, senza aggettivi o altre contingenze. Ma ora noi ne<br />

abbiamo beneinteso il segreto. Il filosofo è il funzionario<br />

dell’uman<strong>it</strong>à perché è il funzionario della voce pubblica. Egli<br />

trascrive per tutti il concetto di uomo e, dandolo a leggere, rende<br />

tutti i tutti della ragione universale; cioè li rende i soggetti rimbalzati<br />

della sua scr<strong>it</strong>tura.<br />

Si potrebbe anche dire che il filosofo scrive perché trascrive<br />

la voce interiorizzata della coscienza. In ciò sta certo la sua nobiltà,<br />

ma anche il suo lim<strong>it</strong>e, la sua origine ma anche il suo destino,<br />

segnato appunto dal lim<strong>it</strong>e della sua incomprensione di<br />

essere alla fine il funzionario di una prassi di scr<strong>it</strong>tura. Il che<br />

non è affatto un modo per sminuire la grandios<strong>it</strong>à della sua impresa;<br />

basti ricordare quale profond<strong>it</strong>à, vast<strong>it</strong>à e decisiv<strong>it</strong>à di<br />

sensi si sono qui affidati alla parola «scr<strong>it</strong>tura». Piuttosto è un<br />

modo di dire quello che è il suo fine e anche la sua presumibile<br />

fine, che peraltro non significa affatto la fine della possibil<strong>it</strong>à<br />

del pensiero.<br />

24. Nella fenomenologia è in questione il metodo. Essa incarna<br />

l’ultimo confine e l’ultima battaglia per il metodo. Cioè<br />

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