CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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Heidegger pensava la parola «fenomenologia» in greco e già<br />
sappiamo perché. Quella che Husserl poteva interpretare dapprima<br />
come una particolare intonazione interpretativa del discepolo,<br />
esperto più di lui nella conoscenza dei pensatori greci, in<br />
realtà implicava l’intenzione di «decap<strong>it</strong>are» la fenomenologia<br />
di tutto lo strato relativo agli atti della coscienza e alla riduzione<br />
trascendentale: cosa per Husserl inaccettabile. Ma vediamo che<br />
significa la parola «fenomenologia» per Heidegger, pensandola<br />
alla greca e quindi senza alcuna connessione con le sue accezioni<br />
moderne quali troviamo in Lambert, in Kant e in parte anche<br />
in Hegel.<br />
Anz<strong>it</strong>utto «phainomenon», sostantivo che si rifà a «phainesthai»,<br />
forma media del verbo «phaino»: non si tratta della «apparenza»<br />
o della «mera parvenza» (come intendevano Lambert<br />
o Kant); si tratta di ciò che si manifesta e si mostra, di ciò che è<br />
manifesto; e ancor più, tenendo conto della forma media, si tratta<br />
di ciò che si manifesta da se stesso. Si tratta insomma della<br />
cosa stessa che si fa fenomeno, che è fenomeno, in modo preventivo<br />
e originario, senza alcuna relazione al rapporto soggetto-oggetto,<br />
o coscienza-mondo, che sono rapporti derivati, non<br />
originari, in quanto presuppongono appunto il manifestarsi della<br />
cosa in se stessa e da se stessa.<br />
Ma che significa «phaino»? Significa letteralmente illuminare,<br />
porre in chiaro. Il termine ha infatti la stessa radice di «phos», la<br />
luce, ciò che illumina, che pone in chiaro. Nella sua forma media<br />
il verbo indica allora questo porsi da sé nella luce, questo<br />
farsi avanti da sé nell’illuminazione, questo porsi in chiaro. Il<br />
termine plurale «ta phainomena» viene allora a equivalere in<br />
tutto e per tutto a «ta onta», gli enti: l’insieme di ciò che è o che<br />
sta alla luce del sole. Naturalmente gli enti non sono qui da pensarsi,<br />
secondo la mental<strong>it</strong>à cartesiana e moderna, come le cose<br />
della natura o gli oggetti della conoscenza umana. Enti sono<br />
certamente gli alberi, le montagne, le stelle, gli animali, il fulmine<br />
o l’arcobaleno, ma anche l’uomo, la parola, il ricordo, il<br />
terrore, l’amore, l’odio e simili.<br />
Come si vede, nell’originario atteggiamento di pensiero greco<br />
non è nemmeno esprimibile una distinzione tra fenomeni e cose<br />
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