CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
L’evento insomma è una esclusione. E quella negazione che<br />
Heidegger mostrava come più originaria del «non» delle proposizioni<br />
negative. Possiamo enunciare proposizioni nella forma<br />
«a non è b» per il carattere intrinsecamente «esclusivo»<br />
dell’evento. E perché l’evento accade negando che noi possiamo<br />
parlare e usare affermazioni e negazioni. Ma che significa che<br />
l’evento separa? Che cosa separa? A partire da che divide?<br />
Derrida direbbe forse che è proprio questo che non si può dire.<br />
Ma l’obbiezione, così esposta, è insensata, poiché essa dice che<br />
non si può dire, sicché dovrebbe anche esibire la leg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à e il<br />
senso del suo dire. E così direbbe il contrario di quel che dice.<br />
Noi ci atteniamo al più modesto propos<strong>it</strong>o di chiarire ciò che diciamo<br />
al fine di venire a saperlo. Non c’è al mondo ragione che<br />
possa mostrare che questo nostro desiderio è insostenibile o illeg<strong>it</strong>timo.<br />
Non cadiamo in questi astratti trabocchetti e proseguiamo<br />
tranquilli, cercando di portare il pensiero all’altezza di quel<br />
che stiamo dicendo e che abbiamo visto disegnarsi nell’accadere<br />
del fenomeno. La questione non è di certo secondaria, poiché a<br />
nessuno può sfuggire che, domandando come stiamo domandando,<br />
noi in realtà stiamo semplicemente chiedendo: come accadono<br />
le cose? E questo, credo, ognuno vorrebbe saperlo. Sicché<br />
sarà anche opportuno, data la vast<strong>it</strong>à del problema, procedere<br />
con prudenza. Il problema è l’evento del rimando, cioè quell’accadere<br />
«primo» (primordinale e primordiale) che è il farsi<br />
segno del segno (o traccia della traccia). Abbiamo detto che la<br />
presenza è duplice, in quanto essa è un’oscillazione. Ma questo<br />
incatenamento duplice non è un esibire la polar<strong>it</strong>à dei due, poiché<br />
non ci sono due reali «due». Vi è un’oscillazione polare, ma<br />
che non è «tra due». Si potrebbe dire: vi è solo l’uno o l’altro, in<br />
quanto però vi è l’uno e l’altro. Proprio per questo, allora, uno<br />
viene esib<strong>it</strong>o e non l’altro; sicché la dual<strong>it</strong>à è così un esibire<br />
come un separare.<br />
Husserl diceva che neppure Dio potrebbe vedere contemporaneamente<br />
le sei facce del dado. Potrebbe averle presenti a sé in<br />
un modo a noi sconosciuto, ma quanto a «vederle», non potrebbe<br />
ev<strong>it</strong>are il fenomeno dell’«adombramento», in quanto esso è<br />
cost<strong>it</strong>utivo di ogni percepire spaziale. Vedere solo tre facce di<br />
156