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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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L’evento insomma è una esclusione. E quella negazione che<br />

Heidegger mostrava come più originaria del «non» delle proposizioni<br />

negative. Possiamo enunciare proposizioni nella forma<br />

«a non è b» per il carattere intrinsecamente «esclusivo»<br />

dell’evento. E perché l’evento accade negando che noi possiamo<br />

parlare e usare affermazioni e negazioni. Ma che significa che<br />

l’evento separa? Che cosa separa? A partire da che divide?<br />

Derrida direbbe forse che è proprio questo che non si può dire.<br />

Ma l’obbiezione, così esposta, è insensata, poiché essa dice che<br />

non si può dire, sicché dovrebbe anche esibire la leg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à e il<br />

senso del suo dire. E così direbbe il contrario di quel che dice.<br />

Noi ci atteniamo al più modesto propos<strong>it</strong>o di chiarire ciò che diciamo<br />

al fine di venire a saperlo. Non c’è al mondo ragione che<br />

possa mostrare che questo nostro desiderio è insostenibile o illeg<strong>it</strong>timo.<br />

Non cadiamo in questi astratti trabocchetti e proseguiamo<br />

tranquilli, cercando di portare il pensiero all’altezza di quel<br />

che stiamo dicendo e che abbiamo visto disegnarsi nell’accadere<br />

del fenomeno. La questione non è di certo secondaria, poiché a<br />

nessuno può sfuggire che, domandando come stiamo domandando,<br />

noi in realtà stiamo semplicemente chiedendo: come accadono<br />

le cose? E questo, credo, ognuno vorrebbe saperlo. Sicché<br />

sarà anche opportuno, data la vast<strong>it</strong>à del problema, procedere<br />

con prudenza. Il problema è l’evento del rimando, cioè quell’accadere<br />

«primo» (primordinale e primordiale) che è il farsi<br />

segno del segno (o traccia della traccia). Abbiamo detto che la<br />

presenza è duplice, in quanto essa è un’oscillazione. Ma questo<br />

incatenamento duplice non è un esibire la polar<strong>it</strong>à dei due, poiché<br />

non ci sono due reali «due». Vi è un’oscillazione polare, ma<br />

che non è «tra due». Si potrebbe dire: vi è solo l’uno o l’altro, in<br />

quanto però vi è l’uno e l’altro. Proprio per questo, allora, uno<br />

viene esib<strong>it</strong>o e non l’altro; sicché la dual<strong>it</strong>à è così un esibire<br />

come un separare.<br />

Husserl diceva che neppure Dio potrebbe vedere contemporaneamente<br />

le sei facce del dado. Potrebbe averle presenti a sé in<br />

un modo a noi sconosciuto, ma quanto a «vederle», non potrebbe<br />

ev<strong>it</strong>are il fenomeno dell’«adombramento», in quanto esso è<br />

cost<strong>it</strong>utivo di ogni percepire spaziale. Vedere solo tre facce di<br />

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