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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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ficabil<strong>it</strong>à, scientifica, delle quali si fa oggi un gran parlare, non<br />

deve ridursi, come dice Husserl, «ai discorsi empiristici degli<br />

scienziati che pretendono che la scienza sia fondata sulla esperienza<br />

della natura obiettiva. Ma non è questo il senso in cui è<br />

leg<strong>it</strong>timo dire che esse sono scienze sperimentali. Ciò è vero in<br />

un altro senso, nel senso in cui l’esperienza è un’evidenza che si<br />

presenta puramente nel mondo-della-v<strong>it</strong>a e come tale è la fonte<br />

di evidenza delle constatazioni obiettive delle scienze, le quali<br />

dal canto loro non sono mai esperienze della obiettiv<strong>it</strong>à». La natura<br />

obiettiva in sé è infatti una teoria, un’idea, una sustruzione<br />

logica, e come tale non può rientrare in nessuna esperienza.<br />

In altri termini: non è che lo scienziato presenti (come<br />

crede) le sue teorie al tribunale della natura obiettiva in sé; non<br />

è che le teorie sarebbero «soggettive», ma è la «natura obiettiva»<br />

che ha l’ultima parola. La ver<strong>it</strong>à è che l’esperienza è sempre<br />

soggettiva (inter-soggettiva), cioè affidata alle evidenze del<br />

mondo-della-v<strong>it</strong>a. Queste evidenze sono, per loro cost<strong>it</strong>uzione,<br />

sempre «alla mano», componenti indisgiungibili del mondo circostante<br />

che sorregge ogni nostra prassi e ogni vivere in presa<br />

diretta. Alle nostre prassi ineriscono campi di evidenza specifici,<br />

cioè modal<strong>it</strong>à del darsi delle cose in quanto fenomeni, sicché io<br />

non ho che da riattivare queste prassi per ottenere, in una esperibil<strong>it</strong>à<br />

ed evidenza piena, i loro fenomeni correlativi. Sempre di<br />

nuovo posso toccare e avvertire l’impenetrabil<strong>it</strong>à della natura<br />

materiale dei corpi, sempre di nuovo posso girare la testa e veder<br />

riapparire la porta della stanza, e così via. Il mondo-della-v<strong>it</strong>a è<br />

dunque sempre esperibile nei modi della sua esperibil<strong>it</strong>à, modi<br />

che noi sfruttiamo di continuo nelle nostre prassi prescientifiche<br />

e poi all’interno delle prassi scientifiche stesse.<br />

Ancora una battuta di Husserl: «L’obiettiv<strong>it</strong>à in se stessa<br />

non è appunto esperibile, la natura obiettiva in sé è un’idea. E,<br />

del resto, se ne rendono conto gli stessi scienziati quando, contraddicendo<br />

i loro confusi discorsi empiristici, interpretano<br />

l’obiettiv<strong>it</strong>à come qualcosa di metafisicamente trascendente». E<br />

così il severo, l’austero Husserl, ci sorprende con l’ironico sorriso<br />

di questa sua spassosa proposizione. Certo, lo scienziato è un<br />

grand’uomo, quando fa lo scienziato. Ma quando si mette a filo-<br />

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