CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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gna sulla vostra testa, è naturale che voi desideriate sapere con<br />
esattezza, e non per impressioni imprecise, quanto ci metterà ad<br />
arrivare in fondo, così da non restarci sotto. Galileo non ha fatto<br />
altro che abbandonare il pressapoco delle impressioni sensibili<br />
sost<strong>it</strong>uendole con la costruzione di perfetti piani inclinati e perfette<br />
sfere, che si incontrano solo in un punto. Ecco che allora il<br />
moto accelerato è calcolabile con precisione matematica. Naturalmente<br />
Galileo sapeva benissimo che il monte non è un piano<br />
inclinato e il masso non è una sfera, e che non si incontrano in<br />
un punto soltanto: e come avrebbe potuto dimenticarlo? Tuttavia<br />
è possibile ridurre le asper<strong>it</strong>à del masso e della montagna a<br />
una combinazione di corpi geometrici ideali sempre più complessi<br />
e così pervenire a risultati previsionali sempre più attendibili<br />
e sicuri. Ora, noi diciamo che queste previsioni sono molto<br />
più «obiettive» di quelle forn<strong>it</strong>eci dal senso comune e in<br />
quanto tali esse sono manifestamente molto più vicine al vero.<br />
Sicché, al tirar delle somme, la nostra fisica non è proprio altro<br />
che quella scienza del mondo-della-v<strong>it</strong>a che voi invocate come<br />
cosa nuova e mirabolante.<br />
Husserl risponde: «Eppure, paradossalmente noi teniamo fermo<br />
alle nostre precedenti affermazioni ed esigiamo che non ci si<br />
lasci ingannare da una tradizione di secoli, dalla tradizione in<br />
cui siamo stati educati, e che non si sovrapponga il concetto di<br />
scienza obiettiva a quello di scienza in generale». In altri termini:<br />
che le scienze abbiano a che fare col mondo-della-v<strong>it</strong>a non<br />
l’abbiamo mai negato; esse partono da esso e certamente vi r<strong>it</strong>ornano<br />
con le loro applicazioni. Ma questo non significa che<br />
esista un solo modello o tipo di scientific<strong>it</strong>à, cioè quello che<br />
persegue l’«obiettiv<strong>it</strong>à». Tale credenza è frutto di una tradizione<br />
storica, iniziata già con i greci, la quale non è in se stessa che un<br />
pregiudizio mai indagato nel suo fondamento e mai messo davvero<br />
in discussione. Il mondo-della-v<strong>it</strong>a ha in sé la possibil<strong>it</strong>à e il<br />
comp<strong>it</strong>o di una scientific<strong>it</strong>à più vasta: «non c’è ragione che si<br />
proceda a trattarne scientificamente uno solo di questi comp<strong>it</strong>i,<br />
per esempio quello logico-obiettivo, trascurando completamente<br />
gli altri».<br />
Si delineano così con chiarezza le due obbiezioni essenziali che<br />
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