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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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pertanto nascoste. Ciò che è in presenza viene ricoperto da quelle<br />

cose «alienate» che derivano dalle teorie e dai pregiudizi, ered<strong>it</strong>ati<br />

come senso già dato e precost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dell’esperienza. Noi<br />

dobbiamo vincere questa alienazione. Con un rivolgimento trascendentale<br />

degli interessi (che rientra nelle possibil<strong>it</strong>à cost<strong>it</strong>utive<br />

della coscienza stessa), con una riflessione tematica e metodica<br />

di tipo fenomenologico, dobbiamo riportare al centro della<br />

presenza, al centro della nostra attenzione, la «cosa stessa»;<br />

quella «cosa» che io identifico con la correlazione universale<br />

originaria della coscienza e del mondo.<br />

Così Husserl. Ora sentiamo Heidegger.<br />

4. Heidegger, come sappiamo, nutre più di una perpless<strong>it</strong>à nei<br />

confronti di questo modo di ragionare di Husserl. Ora forse vedremo<br />

meglio perché Heidegger, pur accogliendo il senso della<br />

fenomenologia del maestro e il suo inv<strong>it</strong>o a r<strong>it</strong>ornare alle «cose<br />

stesse», non può condividerne l’impianto metodico, cioè la sospensione<br />

del giudizio e la «riduzione» alla coscienza trascendentale.<br />

Husserl, direbbe dunque Heidegger, pensa le teorie, le «categorie»,<br />

come un mero rivestimento di una supposta esperienza<br />

pura e originaria, cioè dell’esperienza «genuina» dei fenomeni.<br />

Ma dov’è mai e dove è stata mai questa supposta esperienza<br />

genuina? Husserl ragiona come se ci fosse un modo «puro» di<br />

incontrare la luna, prima di ogni teoria o categoria che la riguarda.<br />

Secondo lui, se tolgo tutte le categorie che offuscano<br />

la mia visione mediante l’epochè, mi resterebbe in mano, come<br />

residuo della mia coscienza «ridotta», la luna «pura» in sé e<br />

per sé, la «cosa stessa» luna; quella cioè che fungerebbe cost<strong>it</strong>utivamente,<br />

seppure inavvert<strong>it</strong>a, nell’esperienza di ogni uman<strong>it</strong>à<br />

presente, passata e futura, in ogni luogo e in ogni cultura.<br />

Questa però è a sua volta un’idea molto intellettualistica. La<br />

luna, in realtà, è sempre data all’uomo entro un’«interpretazione»;<br />

essa è incontrata un<strong>it</strong>amente al modo<br />

«storico» della sua «espressione». La luna sta sempre<br />

all’interno della espressione dell’essere-nel-mondo da parte<br />

dell’uomo, cioè della interpretazione del senso di questo essere<br />

al mondo, senso di cui la luna è volta a volta parte. Ecco per-<br />

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