CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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ti nello «Jahrbuch für Philosophie und Phänomenologische<br />
Forschung», continua Heidegger, «ci si imbatteva spesso<br />
nell’affermazione palese che con la fenomenologia fosse<br />
sorto un nuovo indirizzo nell’amb<strong>it</strong>o della filosofia europea.<br />
Chi avrebbe voluto negare l’esattezza di questa affermazione?»<br />
Solo che si abbia un po’ di familiar<strong>it</strong>à con il gergo<br />
heideggeriano, questa dichiarazione di «esattezza» fa sub<strong>it</strong>o<br />
drizzare le orecchie: in ciò che è «esatto» la ver<strong>it</strong>à gioca in<br />
modo soltanto superficiale. Infatti Heidegger aggiunge: «Un<br />
siffatto modo puramente storiografico di considerare la fenomenologia<br />
non coglieva però quello che con la fenomenologia,<br />
cioè già con le Ricerche logiche (di Husserl, 1900-<br />
1901), si era prodotto. Questo restava inespresso e a tutt’oggi<br />
si lascia dire in modo appena appropriato». Cominciamo<br />
a intuire: il fatto «storiografico» della fenomenologia è fin<strong>it</strong>o;<br />
l’idea fenomenologica no. Andiamo avanti. Ecco cosa<br />
dice Heidegger poche pagine dopo.<br />
«E oggi (siamo nel 1963)? L’epoca della filosofia fenomenologica<br />
sembra essere fin<strong>it</strong>a. La si r<strong>it</strong>iene già come qualcosa di<br />
passato, che può essere caratterizzato solo storiograficamente<br />
accanto ad altri indirizzi filosofici. Ma la fenomenologia in<br />
ciò che le è proprio non è affatto un indirizzo filosofico. Essa<br />
è la possibil<strong>it</strong>à del pensiero - possibil<strong>it</strong>à che si modifica a<br />
tempo deb<strong>it</strong>o e solo per ciò permane come tale - di corrispondere<br />
all’appello di ciò che si dà da pensare. Se la fenomenologia<br />
è così esper<strong>it</strong>a e salvaguardata, allora essa può<br />
sparire come voce filosofica a favore della cosa (questione)<br />
del pensiero, la cui manifestativ<strong>it</strong>à resta un mistero».<br />
Ci sono poi alcune righe, aggiunte da Heidegger nel 1969:<br />
«Nel senso dell’ultimo capoverso (ciò che abbiamo appena<br />
letto) già si dice in Essere e tempo (1927): l’essenziale per<br />
essa (per la fenomenologia) non sta nell’esser reale come<br />
‘corrente’ filosofica. Più in alto della realtà si trova la possibil<strong>it</strong>à.<br />
La comprensione della fenomenologia consiste esclusivamente<br />
nell’ afferramento di essa come possibil<strong>it</strong>à».<br />
Ora il quadro è completo. Ma e oggi (altri trent’anni dopo<br />
queste pagine di Heidegger)? In che senso la fenomenologia,<br />
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