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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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filosofia europea; molto da esse abbiamo certo imparato, se non<br />

altro la natura profonda del progetto che in esse trova espressione<br />

e caratterizza l’«Europa» e tanta parte del destino del mondo;<br />

ma che significano per noi queste parole in ver<strong>it</strong>à? Non è leg<strong>it</strong>timo<br />

e sensato cercar di capire che cosa stiamo dicendo? Perché<br />

dovremmo continuare a dire a vanvera, nella incertezza più assoluta?<br />

Non è questa, quanto meno, una leg<strong>it</strong>tima curios<strong>it</strong>à? Certo,<br />

per chi non nutre neanche un po’ di questa curios<strong>it</strong>à è meglio lasciar<br />

perdere e dedicarsi a più fruttuosi esercizi; più fruttuosi<br />

per lui e più soddisfacenti, come appunto il chiacchierare e<br />

l’informarsi di «dove va» la filosofia e la cultura.<br />

A noi resta invece questo minimum v<strong>it</strong>ale del pensiero: non<br />

dire senza tentar di sapere quel che si dice, non dire a vanvera<br />

affidandosi poi a qualche divina o non divina provvidenza<br />

(«metodo» invero non poco diffuso, tra filosofi e non filosofi);<br />

ma chiedere che senso ha quel che si dice, tentar di «sapere»<br />

che cosa dice ciò che diciamo. Ma, benedetti, appunto non si<br />

può; è questo il punto e l’ermeneutica lo spiega oggi molto bene.<br />

Siete sicuri? Chi poi lo ha detto? E come lo sa?<br />

6. In quest’aura residuale del pensiero cui volenti o nolenti ci<br />

troviamo «ridotti», senza bisogno di alcuna preventiva epochè,<br />

diciamo da capo: la presenza si manifesterebbe da sé, si lascerebbe<br />

essere, se noi la lasciassimo essere. Questa frase, mi pare,<br />

mette d’accordo sia Husserl sia Heidegger. L’uno dirà che non la<br />

lasciamo essere a causa dei nostri pregiudizi; l’altro dirà che è<br />

segno del nostro appartenere al destino dell’essere il non lasciarla<br />

essere. Sia come sia, ora per noi il problema si è spostato. Ci<br />

importa semplicemente sapere che cosa stiamo dicendo, in modo<br />

implic<strong>it</strong>o o esplic<strong>it</strong>o, quando pronunciamo la frase in questione.<br />

Potremmo anche esprimerci così: noi non lasciamo essere la<br />

presenza come semplice presenza, o come presenza pura. Vediamo<br />

sub<strong>it</strong>o, allora, che stiamo dicendo cose palesemente assurde.<br />

Anz<strong>it</strong>utto perché noi non siamo fuori dalla presenza e non<br />

abbiamo la presenza di fronte, come se la potessimo osservare<br />

da altrove. Che il nostro essere nella presenza sia nella figura<br />

della «cura» oppure della coscienza trascendentale poco per ora<br />

ce ne importa. Importa che ci stiamo e che non possiamo non<br />

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