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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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astratte della prima, come se «logicizzare» in questo modo la v<strong>it</strong>a<br />

equivalesse a comprenderla nel profondo.<br />

Come possiamo attingere questa logica nascosta che governa<br />

l’esperienza originaria del mondo-della-v<strong>it</strong>a? Come si possono<br />

formulare degli enunciati su questa logica e su questo mondo che<br />

siano forn<strong>it</strong>i di una loro valid<strong>it</strong>à, senza ricadere nelle ingenu<strong>it</strong>à<br />

dell’obiettivismo logico-scientifico, e tuttavia perseguendo un<br />

proprio e peculiare rigore?<br />

17. Torna così in primo piano la questione metodica: come far sì<br />

che il mondo-della-v<strong>it</strong>a divenga un autonomo tema di ricerca.<br />

Del mondo-della-v<strong>it</strong>a ci siamo ormai fatta un’idea: sappiamo dove<br />

stendere la mano per trovarlo; esso, anzi, è fin troppo «alla<br />

mano», dato che non riusciamo a districarcene e a districarlo dalle<br />

categorie scientifiche per farne un tema separato e autonomo.<br />

Qui, dice Husserl, non resta che ricominciare in senso assoluto.<br />

Dal momento che non possediamo nessuna logica che possa r<strong>it</strong>enersi<br />

normativa, non possiamo che interrogare noi stessi. La fenomenologia<br />

r<strong>it</strong>rova la radical<strong>it</strong>à originaria del gesto filosofico.<br />

Con analoga radical<strong>it</strong>à Heidegger indicherà nella tecnica un destino<br />

dell’essere che, ponendo l’uomo di fronte al pericolo estremo,<br />

si può anche sperare che lo richiami alla comprensione di<br />

«ciò che salva». Sulle modal<strong>it</strong>à del «r<strong>it</strong>orno» (all’essere, a se<br />

stessi) Husserl e Heidegger si dividono. Ma sul punto essenziale<br />

sono d’accordo: la v<strong>it</strong>a e la cultura europea giungono, con la crisi<br />

della razional<strong>it</strong>à scientifica (e della stessa filosofia), a una resa di<br />

conti finale; cioè giungono a un punto e a uno snodo che, o noi<br />

passiamo, o ci rompiamo la testa.<br />

Ma che significa per Husserl «tornare a se stessi»? Si sa che la<br />

Krisis abbandona la «via cartesiana» precedentemente battuta e<br />

variamente accusata, anz<strong>it</strong>utto dai discepoli «ribelli», di soggettivismo<br />

e di idealismo. Ma la soggettiv<strong>it</strong>à trascendentale fenomenologica<br />

(il «residuo» fenomenologico della «sospensione», della<br />

epoche) non è il soggetto di Cartesio, di Kant o di Fichte. Questi,<br />

dice Husserl, sono soggetti «m<strong>it</strong>ici». «Ho sempre avuto ben presente<br />

che il residuo fenomenologico, la coscienza fenomenologica,<br />

è una coscienza incarnata, è una coscienza-corpo e non un<br />

soggetto m<strong>it</strong>ico». L’atto intenzionale di cui parla la fenomenolo-<br />

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