CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
piuttosto di una «trasformazione» della pratica filosofica nel suo<br />
interno e di una nuova esperienza del pensiero. Il che poi, lasciando<br />
cadere ogni «enfasi epocale», è ciò che alla pratica filosofica<br />
(come d’altronde a ogni pratica) è sempre accaduto.<br />
26. C’è infatti e anz<strong>it</strong>utto da dire di questa pratica stessa di parola<br />
e di scr<strong>it</strong>tura che stiamo eserc<strong>it</strong>ando. Se diciamo che ogni<br />
pratica è «fin<strong>it</strong>a» ed è una messa in opera contingente dei segni<br />
della ver<strong>it</strong>à, che dobbiamo pensare di questa affermazione stessa?<br />
Essa ha il suo senso in quanto ciò che dice non viene assunto<br />
solo dal lato del significato «oggettivo» che esprime. In questo<br />
il suo dire manifesta proprio l’insensatezza della contraddizione<br />
e l’insignificanza della impensabil<strong>it</strong>à. Eppure proprio questo<br />
dire va tenuto fermo. Esso rimbalza sul soggetto e lo dispone<br />
in una nuova collocazione nei confronti della pratica di parola,<br />
di pensiero e di scr<strong>it</strong>tura che viene eserc<strong>it</strong>ando. Pervenendo<br />
al significato «oggettivo» del suo dire il soggetto ne sperimenta<br />
il lim<strong>it</strong>e cost<strong>it</strong>utivo. Il che, in altri termini, significa che il soggetto<br />
è condotto a rivolgersi al suo stesso evento come evento<br />
della pratica che sta eserc<strong>it</strong>ando. La «provocazione» dell’evento<br />
della ver<strong>it</strong>à diviene così il luogo del coinvolgimento del soggetto<br />
che da un lato non può né uscire né desiderare di uscire dalla<br />
sua pratica cost<strong>it</strong>utiva (ogni usc<strong>it</strong>a verso una nuova pratica ripeterebbe<br />
l’insensatezza che il pensiero delle pratiche gli ha reso<br />
accessibile e praticabile); dall’altro lato, proprio collocandosi<br />
nel rimbalzo al livello dell’evento che gli da luogo, il soggetto<br />
di fatto sta altrimenti nella sua pratica e così anche la modifica.<br />
Non è più totalmente soggetto alla pratica che eserc<strong>it</strong>a, in quella<br />
inconsapevolezza che Husserl più efficacemente di tutti ha denunziato;<br />
non per questo diviene soggetto della sua pratica, re<strong>it</strong>erando<br />
il sogno arcontico della filosofia e della fenomenologia.<br />
Ogni «presa di coscienza» è comunque deb<strong>it</strong>rice della pratica<br />
che la mette in opera ed è in varia misura soggetta a essa.<br />
La comprensione di questo nodo è ciò che vorrei chiamare<br />
«passaggio all’etica», pur sapendo che la parola «etica» è sin<br />
troppo carica di passato e soprattutto oggi (forse non a caso) patisce<br />
di un uso «inflazionato» che la rende ambigua e al lim<strong>it</strong>e<br />
insignificante. Il passaggio all’etica è in realtà la questione stes-<br />
219