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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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cammina con i miei piedi. La filosofia non è altro che portare al<br />

pensiero e alla parola, all’incontro della sua visione, la prassi<br />

stessa: mostrare come è fatta e di che è fatta.<br />

6. Come viene alla presenza il paradosso della prassi? come è<br />

concretamente vissuto? Come accade che le urgenze originarie<br />

diano luogo alla percorribil<strong>it</strong>à del mondo e più in generale alla<br />

sua obietti-vabil<strong>it</strong>à, sebbene il mondo non sia un inerte luogo né<br />

un mero oggetto?<br />

Potremmo per esempio analizzare vari gesti, come il toccare,<br />

l’annusare, il succhiare, e vedere come si venga delineando in<br />

essi lo spazio v<strong>it</strong>ale originario che come tale separa e distingue<br />

un corpo defin<strong>it</strong>o e un mondo defin<strong>it</strong>o in un’infin<strong>it</strong>a reciproc<strong>it</strong>à<br />

di relazioni. Nel succhiare, appunto, il bambino determina nel<br />

latte e nel seno materno l’analogon di sé. E perché sugge il latte<br />

che egli viene alla presenza, delim<strong>it</strong>ato e determinato dal riempimento<br />

che per lui è la madre: egli è in tutti i sensi il «lattante».<br />

Ma nel contempo la sua presenza come lattante è la traccia<br />

dell’altro, cioè di quell’altra che è la madre. Essa è tale in quanto<br />

l’allattare è la traccia di se stessa; il suo latte c’è «per lui»,<br />

per il lattante, è il «suo» latte, e così anche la madre ce l’ha.<br />

Non è che essa abbia «il» latte: questa è una ver<strong>it</strong>à che vale per<br />

il pediatra o per la centrale del latte. A sua volta il bambino non<br />

ha «il» latte in termini universali generici: ce l’ha nel suggere e<br />

nel deglutire, definendo così le sue cav<strong>it</strong>à, le quali, ricevendolo<br />

e contenendolo, vengono all’esistenza con lui e per lui; e così<br />

pure il latte, il suo latte. E l’evento di queste gestual<strong>it</strong>à originarie<br />

che circoscrive il farsi fenomeno della presenza nelle sue polar<strong>it</strong>à<br />

oscillanti. Non come le descrive dall’esterno il nostro intelletto<br />

astraente e obiettivante (che dice «latte» e «bambino» e<br />

crede così di aver detto il senso di tutto ciò che c’è da dire e da<br />

vedere), ma proprio come sono esper<strong>it</strong>e là dove accadono.<br />

Sul filo dell’esempio del gesto del succhiare vediamo allora<br />

quel fendersi originario che è da un lato un fendersi posticcio,<br />

dall’altro un fendersi reale, che «funziona», e che consente alla<br />

v<strong>it</strong>a di pro-cedere e di in-cedere appunto come v<strong>it</strong>a. L’evento<br />

fende il latte e il bambino ai suoi poli. Essi prendono il senso<br />

dell’esterno e dell’interno, sebbene in modo molto ambiguo,<br />

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