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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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un dado, che adombrano le altre tre, non è un difetto, una lim<strong>it</strong>azione<br />

o un errore, ma è una condizione strutturale del percepire<br />

spaziale. E così pure Dio non potrebbe suonare un’equazione<br />

di secondo grado sulla viola; il che non tocca la sua infin<strong>it</strong>a perfezione<br />

e potenza, ma riguarda solo l’incongru<strong>it</strong>à strutturale di<br />

operazioni, come il calcolo matematico o lo sfregare l’archetto<br />

sulle corde della viola, che non ha senso confondere o assimilare.<br />

A nostra volta potremmo chiedere: potrebbe Dio vedere<br />

l’oscillazione di cui stiamo parlando non come esclusione?<br />

Se così fosse, per Dio non varrebbe la frase: la cosa stessa è<br />

sempre segno di sé. Spir<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivo quant’altri mai, in Dio non<br />

ci sarebbe scelta né negazione, ma solo la pura affermazione<br />

che non esclude. In Dio quindi non vi è traccia di traccia o segno<br />

di segno. Potremmo formulare questa ipotesi e pensare che<br />

le cose, per Dio, stiano esattamente così. Ma allora non possiamo<br />

sottrarci alla seguente conseguenza: che dunque in Dio non<br />

vi è traccia di esperienza. Così come egli non può «vedere»<br />

contemporaneamente le sei facce del dado, se questo vedere è<br />

davvero un vedere ed è un vedere il dado, analogamente egli<br />

non può fare l’esperienza di un evento, del darsi della cosa rendendosi<br />

fenomeno, se vi escludiamo la scelta e la negazione.<br />

Perché in generale non si può fare esperienza di alcunché senza<br />

incontrare il segno, il rimando e la traccia; cioè l’essere l’uno<br />

per l’altro, ma in quanto l’uno, non l’altro, che appartiene a ogni<br />

presenza e a ogni cosa che accade in presenza. Sicché il buon<br />

Dio può certo saperne infintamente più di noi, e per esempio<br />

una più del diavolo; ma non può fare né voler fare che<br />

l’esperienza sia e non sia l’esperienza, con i suoi rimandi e le<br />

sue cost<strong>it</strong>utive negazioni. Nel che però, ci direbbe Spinoza, sta<br />

proprio la «necessaria» pos<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à della natura di Dio.<br />

18. Ora forse vediamo con più chiarezza quel che c’è da vedere:<br />

che il segno o la traccia hanno origine nell’atto di separazione<br />

dell’evento. Cioè che ogni evento accade per separazione e che<br />

ogni urgenza è un esser separati (da ciò verso cui si urge, evidentemente,<br />

o a partire da ciò che urge). Quindi l’accadere<br />

dell’urgenza è anche l’accadere della separazione. Questo vedeva<br />

forse Nietzsche, quando diceva che ogni azione è ingiusta; o<br />

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