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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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mirare all’essenziale, a quella struttura che è comune a ogni gestual<strong>it</strong>à,<br />

in quanto originaria articolazione o gestual<strong>it</strong>à separante.<br />

Struttura che in realtà abbiamo già nominato quando parlammo<br />

del rapporto interno-esterno. L’articolazione originaria<br />

di ogni gesto ha a che fare con quella polarizzazione i cui estremi<br />

assumono il senso dell’interno e dell’esterno. Senso che<br />

sin qui è stato assunto solo su un piano statico e non anche genetico,<br />

come Husserl avrebbe detto. La prima descrizione non<br />

ha superato il piano della orizzontal<strong>it</strong>à strutturale, mentre ora<br />

dobbiamo chiederci: come si cost<strong>it</strong>uiscono però queste polar<strong>it</strong>à?<br />

a partire da che emergono? quale evento le pone, insieme e<br />

separate? come accade che l’interno è reso esterno (o è reso all’esterno)<br />

e l’esterno è reso interno (o è reso all’interno)?<br />

5. Assumiamo come esempio la coppia pieno-vuoto, che potrebbe<br />

considerarsi un caso particolare e più concreto della relazione<br />

generale interno-esterno. Come qualcosa diviene «pieno»<br />

essendo «vuoto» e viceversa? Che significa «riempire»? E<br />

qualcosa che facciamo sempre e che è per noi di v<strong>it</strong>ale importanza:<br />

riempire è il nutrirsi, riempire è il riprodursi. Ma come<br />

«incontrare» fenomenologicamente questo gesto e questa esperienza<br />

originaria di «riempimento»? Anche Husserl parlava<br />

spesso di «riempimento» per indicare il compimento dell’intenzional<strong>it</strong>à,<br />

sicché il riempimento è, nel gergo fenomenologico,<br />

il compimento dell’intenzione e il raggiungimento della<br />

piena evidenza.<br />

Pensando a celebri analisi heideggeriane, si può dire che<br />

riempire è manifestare l’esser vuoto del vuoto. Nell’esperienza<br />

ordinaria il pieno e il vuoto «ci sono già»; noi li contempliamo<br />

dall’esterno e a cose fatte, per esempio dicendo: questa è la v<strong>it</strong>e<br />

e questo è il dado della v<strong>it</strong>e (il «maschio» e la «femmina» dice<br />

il linguaggio comune con le sue metafore, che hanno radici più<br />

originarie del semplice gioco di linguaggio). Ma in atteggiamento<br />

genetico dobbiamo dire che il riempimento non riempie<br />

a partire dal suo esser già pieno, perché è invece il vuoto che lo<br />

rende pieno e lo rivela tale. E lo stesso vale reciprocamente per<br />

il vuoto. Il bambino appena nato è un vuoto dal riempire, ma<br />

non è tale prima di essere riemp<strong>it</strong>o. Riempire è perciò! un fe-<br />

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