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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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ne del mondo già dato, nel quale rientra la prassi scientifica come<br />

qualsiasi altra prassi vivente. In questa pratica scientifica svolge<br />

allora un ruolo costante la conoscenza prescientifica con tutti i<br />

suoi fini». Anche i fini conosc<strong>it</strong>ivi precedono la scienza, che nasce<br />

appunto allo scopo di realizzarli. Furono i greci, come sappiamo,<br />

che, muovendo dal mondo-della-v<strong>it</strong>a e dalla loro particolare<br />

Umwelt, diedero inizio a un ideale conosc<strong>it</strong>ivo universale,<br />

arrivando in tal modo a «riplasmare» la conoscenza prescientifica<br />

e il mondo-della-v<strong>it</strong>a medesimo: esso assume una sua particolare<br />

Umwelt quando le scienze vi hanno messo radici. Diviene mondo<br />

universale «pubblico», potremmo dire, che è poi il frutto di una<br />

costruzione teorica svoltasi a partire dal mondo circostante già<br />

alla mano.<br />

Come sembra, abbiamo allora due mondi (e invero dovremmo<br />

dire tre, se consideriamo anche quello a partire dal quale stiamo<br />

parlando e tematizzando i due mondi precedenti): il mondo intu<strong>it</strong>ivo<br />

prescientifico (mondo circostante, mondo «alla mano», e più<br />

in generale mondo-della-v<strong>it</strong>a), e il mondo scientifico-categoriale.<br />

Che però sta anche nel primo, ne deriva e lo influenza. La s<strong>it</strong>uazione<br />

non potrebbe essere più ambigua. Husserl, che ha di mira<br />

lo scopo di rendere tematico il mondo-della-v<strong>it</strong>a nel modo della<br />

fenomenologia pensa solo a purificare il suo sguardo dalle categorie<br />

delle scienze. Se questa purificazione non riuscisse, dice,<br />

mai potremmo sperare di raggiungere una «scienza» del mondodella-v<strong>it</strong>a.<br />

Ma intanto dovrebbe spiegarci da dove attinga l’idea<br />

di una «scienza» del mondo-della-v<strong>it</strong>a se non dalle scienze medesime.<br />

Sono loro a propugnare l’ideale della «scientific<strong>it</strong>à» e a<br />

influenzare con esso la mental<strong>it</strong>à stessa di un grande filosofo come<br />

Husserl.<br />

Heidegger ha qui più di un motivo per il suo allontanarsi dalla<br />

impostazione canonica della fenomenologia husserliana. La quale<br />

peraltro non è da lui vista come un semplice «errore». Più che<br />

un errore, i paradossi in cui si impiglia Husserl sono un «destino»:<br />

la filosofia incontra con Husserl la sua ultima contraddizione,<br />

che poi era anche la prima. Ponendosi come «scienza» (episteme),<br />

la metafisica ha già frainteso e ricoperto nello sviamento<br />

di un infin<strong>it</strong>o «errare» la chiamata, la provocazione genuina della<br />

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