CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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che la teoria obiettiva esprime la ver<strong>it</strong>à «in sé» della visione e del<br />
vedere (che sarebbero invece atti «soggettivi» e perciò non-veri).<br />
Che la scienza costruisca le sue ideal<strong>it</strong>à obiettive e le sue teorie<br />
è certamente leg<strong>it</strong>timo; ma non è leg<strong>it</strong>timo che, rovesciando il<br />
senso delle sue operazioni, essa ora voglia farmi credere che<br />
quello che io vedo «in realtà» sono delle vibrazioni e che quel<br />
determinato colore visto è «in ver<strong>it</strong>à» un certo numero o frequenza<br />
di vibrazioni. Queste sono solo assurd<strong>it</strong>à e fraintendimenti.<br />
In ver<strong>it</strong>à cos’è il vedere? Questa domanda va rivolta all’unico<br />
luogo in cui essa si presenta come leg<strong>it</strong>tima e appropriata,<br />
cioè al luogo della esperienza soggettiva prescientifica,<br />
con le sue evidenze tipiche. Tali evidenze non sono mai<br />
state rese oggetto di un’analisi e descrizione fenomenologica<br />
adeguate e sistematiche. Esse continuano a fungere in noi in<br />
totale inconsapevolezza, quale che sia la teoria scientifica che<br />
pretende di spiegarle, sia che ce ne sia una, nessuna o varie<br />
fra loro in competizione. Evidenze che continuano a fungere<br />
intu<strong>it</strong>ivamente nella vivente soggettiv<strong>it</strong>à dello scienziato, che<br />
ne fa ovviamente uso di continuo, quale che sia la teoria da<br />
lui prediletta, ovvero l’opinione o il punto di vista «rigorosamente<br />
scientifico» che se ne è fatto.<br />
14. Scrive Husserl: «II contrasto tra l’elemento soggettivo del<br />
mondo-della-v<strong>it</strong>a e del mondo ‘obiettivo’ e ‘vero’ sta semplicemente<br />
in questo: che quest’ultimo è una sustruzione teoretico-logica,<br />
la sustruzione di qualcosa che di principio non è<br />
percettibile, di principio non è esperibile nel suo senso proprio;<br />
mentre l’elemento soggettivo del mondo-della-v<strong>it</strong>a si distingue<br />
ovunque e in qualsiasi cosa proprio per la sua esperibil<strong>it</strong>à».<br />
Già nel primo volume delle Ideen (1913) Husserl aveva<br />
polemicamente affermato: noi fenomenologi siamo i veri<br />
pos<strong>it</strong>ivisti, cioè coloro che effettivamente, a differenza degli<br />
scienziati, si attengono ai fatti dell’esperienza, alle sue evidenze<br />
sorgive. L’esperienza infatti non è altro che il complesso<br />
delle evidenze che appartengono al mondo-della-v<strong>it</strong>a, là<br />
dove si da la cosa stessa (die Sache selbst), la cosa «in carne<br />
e ossa».<br />
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