CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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nomeno originario perché è una manifestazione. Di che? Ma<br />
appunto, del vuoto che lo contiene.<br />
Vediamo ora la cosa più determinatamente assumendo il punto<br />
di vista del vuoto. Che dobbiamo pensare del vuoto se riempire<br />
è manifestare l’esser vuoto del vuoto? Il vuoto è ciò che<br />
orla il pieno e lo fa essere come pieno. L’atteggiamento che ci<br />
conduce al fenomeno e alla traccia, alla loro esperienza originaria,<br />
è anz<strong>it</strong>utto la capac<strong>it</strong>à di pensare la reciproc<strong>it</strong>à di questi<br />
rapporti, il loro essere l’uno per l’altro, l’avere l’uno il suo senso<br />
e il suo segno nell’altro. La madre è un pieno per quel vuoto<br />
che è il bambino; ma allora è il bambino che fa essere la madre<br />
piena di latte materno. Io sono il pieno del tuo vuoto e tu il<br />
vuoto del mio pieno: è questa l’esperienza che ci rintraccia, che<br />
pone tra noi una distanza, una separazione, e quindi anche<br />
un’unione che ci fa l’uno analogon dell’altro. In questa relazione<br />
sta una complic<strong>it</strong>à che è ineliminabile e in certo modo inafferrabile<br />
dalle categorie dell’intelletto, perché la possibil<strong>it</strong>à<br />
stessa di ogni categoria si radica in quella medesima complic<strong>it</strong>à<br />
oscillante. Ed è appunto così che il corpo si delim<strong>it</strong>a: che il<br />
bambino ha un tatto, una gola, un esofago, un gusto, un olfatto.<br />
È così che allora l’esterno gli diviene esterno e, proprio per ciò,<br />
traccia e segno dell’interno.<br />
Se applichiamo questa relazione al problema della presenza e<br />
del venire alla presenza, secondo il noto inv<strong>it</strong>o che vuole che i<br />
fenomeni siano lasciati venire alla presenza da sé, allora dobbiamo<br />
dire che la presenza è questo movimento oscillante e insieme<br />
questo stesso paradosso per il quale essa da un lato ci include,<br />
dall’altro siamo noi ad afferrarla e a comprenderla. Bisogna<br />
cogliere, come si dice, l’attimo fuggente. Il bambino deve<br />
saper suggere dal seno, per non morire, e il seno deve arrivare<br />
alla sua bocca, poiché un solo centimetro di distanza significherebbe<br />
la fine. Bisogna comprendere ed essere compresi, fungere<br />
da pieno e da vuoto, secondo un paradosso che è il paradosso<br />
stesso di tutta intera la filosofia: la paradossal<strong>it</strong>à di voler<br />
comprendere ciò che la comprende, di essere parte di quel tutto<br />
che essa vorrebbe rendere parte della sua spiegazione. Il filosofo<br />
sta nel mondo e però parla, o pretende di parlare, del mondo,<br />
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