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CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it

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CAPITOLO PRIMO <strong>IL</strong> METODO IMPOSSIB<strong>IL</strong>E<br />

1. CHI oserebbe oggi scrivere un saggio col t<strong>it</strong>olo che Husserl<br />

diede a un suo scr<strong>it</strong>to del 1911: <strong>Filosofia</strong> come scienza rigorosa?<br />

Che la filosofia sia una scienza e per di più rigorosa è una tesi totalmente<br />

inattuale. Husserl è l’ultimo filosofo della tradizione a<br />

credere ancora nella possibil<strong>it</strong>à metodica della filosofia e nell’idea<br />

di una fondazione razionale assoluta di tutti i nostri saperi.<br />

Fuori di questa possibil<strong>it</strong>à e di questa idea non resta, pensava<br />

Husserl, che la resa al relativismo, allo scetticismo e al culturalismo<br />

delle mere Weltenschauungen; cioè la resa al pregiudizio,<br />

che è appunto il contrario della filosofia. La Weltzivilisation di<br />

cui parlerà Heidegger non è che uno sviluppo di queste tesi husserliane.<br />

Ai nostri giorni l’«inattual<strong>it</strong>à» del metodo fenomenologico mostra<br />

da sé il fallimento della fenomenologia. Possiamo riderne o<br />

piangerne. Resta il fatto che dobbiamo acconciarci a sapere che<br />

non possiamo sapere che cosa sappiamo. Non siamo in possesso<br />

di alcun metodo che ci dica la portata dei nostri saperi e in che<br />

senso essi siano tali. I saperi che abbiamo non possono procedere<br />

oltre un vago almanaccare, quando si tratti del loro senso ultimo<br />

e della loro fondazione; in ultima analisi sono saperi superstiziosi.<br />

Inoltre possiamo fare discorsi confusi su questa s<strong>it</strong>uazione,<br />

tanto per rincuorarci e apparire «moderni»: possiamo dire che va<br />

bene così, che va meglio il non illudersi dello spacciare metafisiche<br />

pretenziose e gratu<strong>it</strong>e, che non è mai andata altrimenti e che<br />

insomma la chiacchiera impudente e vacua da sempre regna sovrana.<br />

Possiamo chiamare tutto questo discorrere a vuoto «ermeneutica»,<br />

tanto per dargli un’etichetta e nobil<strong>it</strong>arlo un po’, quasi<br />

si trattasse di un’ultima «corrente o scuola filosofica» (laddove<br />

ne è l’esatto contrario); possiamo considerare le chiacchiere cosiddette<br />

ermeneutiche come il resoconto di una «nostra storia»,<br />

quasi si trattasse di una vicenda privata di innamorati o sedicenti<br />

tali che, come si dice oggi in modo abbastanza disgustoso, «hanno<br />

avuto una storia» (universale sost<strong>it</strong>uto dell’amore e occasione<br />

di interminabili rimuginazioni per le rubriche dei cuori infranti e<br />

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