CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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di evidenza apod<strong>it</strong>tica. Il dominio tecnico della terra imposto<br />
dall’Occidente è per ora solo un fatto, una accidental<strong>it</strong>à, e in<br />
questo senso un non-senso storico; solo un’autentica filosofia<br />
razionale può affrancarlo dalla sua attuale non-ver<strong>it</strong>à.<br />
La mancanza di una siffatta filosofia non giustifica né l’abbandono<br />
di ogni propos<strong>it</strong>o metodico e fondativo di tipo razionale,<br />
avallando la «frana» dell’irrazionalismo, e neppure, dice Husserl,<br />
una difesa sconsiderata e a tutti i costì del razionalismo europeo.<br />
La filosofia moderna, ha già riconosciuto Husserl, è piena<br />
di ingenu<strong>it</strong>à, dogmatismi, pregiudizi, buone intenzioni mancate.<br />
Essa ha voluto porre la ragione sul trono, al posto del re unto dal<br />
sacerdote, che non si sa mai bene da chi sarebbe unto a sua volta<br />
e così via. Ma la ragione messa sul trono è risultata poi un feticcio,<br />
talvolta persino peggiore del sovrano, del sacerdote e di tutti<br />
i precedenti untori: un feticcio gravato di pregiudizi non migliori<br />
(se mai possono esistere) di quelli che voleva combattere. Questa<br />
constatazione non giustifica peraltro l’abbandono del pensiero<br />
o la sua aggettivazione riduttiva e insulsa; cioè non autorizza<br />
a dire stupidaggini sul pensiero, peraltro così graziose e alla moda<br />
(sino a che lo sono). Per quale ragione dovremmo arrenderci,<br />
senza pensare, all’irrazionalismo? Quale sarebbe la ragione di<br />
questa rinuncia? E se la parola «ragione» non va più bene e non<br />
è più di buon gusto usarla, quale sarebbe almeno il «motivo»<br />
della rinuncia? Una mera constatazione di fatto, che la cosa va<br />
così e non c’è altro da dire? Ma chi lo dice e perché? Certo, la<br />
morte e il diavolo hanno una brutta faccia e fanno paura; ma forse<br />
essi non sono che la proiezione della nostra pigrizia, passiv<strong>it</strong>à<br />
e inconsistenza di uomini «franati» nel non-senso del vivere,<br />
nella moda del fatuo e dell’effimero così tipicamente «europea».<br />
13. A questo punto (siamo alla fine della conferenza di Praga)<br />
Husserl rivolge una domanda al suo pubblico che noi dobbiamo<br />
sentire come rivolta anche a noi stessi; in particolare la rivolge ai<br />
non pochi colleghi che lo stavano ascoltando. Noi filosofi che<br />
viviamo nel presente, dice, che dobbiamo pensare delle considerazioni<br />
svolte sin qui? Possiamo noi, dopo quello che sì è detto,<br />
tornarcene tranquilli al nostro lavoro momentaneamente interrotto?<br />
Supponiamo che quello che abbiamo detto sia in qualche<br />
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