CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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siduale, a un ottuso sperimentalismo e a un cieco professionismo.<br />
Lo scienziato diviene un mero uomo di fatto, interessato<br />
ai risultati pratici e fattuali che possono produrre una «prosper<strong>it</strong>y»<br />
(così dice Husserl) di fatto: non più maestro del sapere,<br />
ma tecnico dispensatore di rimedi e di beni materiali.<br />
Seguendo un sogno di rassicurazione economica e strumentale,<br />
l’Europa in realtà perde l’anima, la sua anima filosofica e<br />
razionale, e con essa la specific<strong>it</strong>à e il senso della sua esistenza.<br />
Proprio l’uomo europeo, dice Husserl, che ha avuto il mer<strong>it</strong>o<br />
di far emergere l’enigma di tutti gli enigmi (cioè che ha<br />
sollevato per primo la domanda filosofica sul mistero dell’essere<br />
dell’essente, che ha avvert<strong>it</strong>o, come nessuno prima, lo<br />
stupore per l’esistenza del mondo, in quanto è ed è così), proprio<br />
quest’uomo abbandona infine la part<strong>it</strong>a e tradisce la sua<br />
intenzional<strong>it</strong>à spir<strong>it</strong>uale originaria.<br />
Come si vede, Husserl combatte una duplice battaglia: contro<br />
il razionalismo astratto delle scienze, che, in quanto astratto,<br />
si traduce infine in irrazionalismo, cioè in una proliferazione<br />
impazz<strong>it</strong>a di competenze settoriali, di specializzazioni<br />
tecnico-professionali, che indubbiamente rendono più potente<br />
la scienza, ma anche la rendono cieca alla sua final<strong>it</strong>à razionale<br />
complessiva, e perciò la espongono al rischio della insensatezza;<br />
e una parallela battaglia contro l’irrazionalismo<br />
ideologico del suo tempo, che considera il destino della ragione<br />
e dell’Europa come già segnati: la filosofia è morta, la<br />
ragione è fin<strong>it</strong>a, l’Europa è solo un ricordo o una espressione<br />
geografica. Ma questo modo di vedere è a sua volta figlio di<br />
quello storicismo e storiografismo e sociologismo obiettivistici<br />
che hanno insegnato a considerare le vicende umane<br />
come un succedersi insensato di fatti, di cresc<strong>it</strong>e e di decadenze<br />
alternate, senza fine e motivo alcuno; sicché anche<br />
l’Europa, la filosofia, la «storia dell’essere» non sono che fatti<br />
«eventuali», cronaca tra le cronache, accidental<strong>it</strong>à di accidental<strong>it</strong>à<br />
senza ragioni. Modo di ragionare che è a sua volta<br />
privo di ogni ragione e consistenza. Di fatto questo scetticismo,<br />
questo relativismo sociologico e «culturale» pensa ancora<br />
con quelle categorie della ragione che vorrebbe confuta-<br />
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