CARLO SINI SCRIVERE IL FENOMENO - Filosofia.it
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che lo «spir<strong>it</strong>o» filosofi-co e scientifico dei greci si cost<strong>it</strong>uisce<br />
all’interno di una determinata prassi di scr<strong>it</strong>tura ed è lì, come da<br />
qualche tempo si comincia a comprendere, che va snidato e<br />
chiar<strong>it</strong>o, cioè proprio fenomenologicamente «incontrato». Il che<br />
è essenziale per porre qualche rimedio alla nostra incapac<strong>it</strong>à,<br />
lamentata da Husserl e da Heidegger, di «pensare» adeguatamente<br />
l’enigma della scienza e della tecnica e il rilevante destino<br />
che le accompagna.<br />
Non si tratta di un cammino semplice. Non mancano le ambigu<strong>it</strong>à.<br />
E vero, per esempio, che l’avvento della pratica alfabetica<br />
mette da parte la pratica dell’oral<strong>it</strong>à, determinando il tramonto<br />
del mondo che diciamo del m<strong>it</strong>o e del sacro e dei soggetti di<br />
quel mondo. Per altro verso, però, proprio la voce acquista, grazie<br />
alla pratica alfabetica, tutta la sua eminenza. Non si tratta<br />
peraltro della medesima «voce», quando ci riferiamo all’oral<strong>it</strong>à<br />
e alla scr<strong>it</strong>tura; e propriamente neppure esistono questi «oggetti»<br />
(la voce, il linguaggio, il pensiero ecc.) prima che la scr<strong>it</strong>tura<br />
alfabetica li abbia isolati, ricontestualizzati e risomatizzati come<br />
«cose» visibili, nei suoi segni convenzionali. Nelle culture per<br />
dir così non alfabetiche la voce, con le sue cost<strong>it</strong>utive oggettual<strong>it</strong>à,<br />
continua a fungere in un<strong>it</strong>à con gli altri gesti. Essa non si<br />
specializza, non si astrae, disegna ma non segna, istoria ma non<br />
fa storia. Questo passaggio si realizza invece nella nostra cultura,<br />
in quanto essa trascrive in segni ideali, desomatizzati, i poli<br />
del gesto della voce, assunti ora esplic<strong>it</strong>amente nella loro pura<br />
obiettiv<strong>it</strong>à inter-soggettiva. E così la voce trascr<strong>it</strong>ta diviene voce<br />
di tutti, voce pubblica, ver<strong>it</strong>à oggettiva e assoluta, cioè sciolta<br />
da ogni altra e dimentica di ogni altra. Ver<strong>it</strong>à panacustica e panoramica<br />
che dice o aspira a dire il logos divino.<br />
23. La filosofia è nata essenzialmente come scr<strong>it</strong>tura della<br />
voce dell’anima: sua «istoriazione» in quanto problema della<br />
sua provenienza, del suo destino e del suo senso. Per questo la<br />
figura archetipica e paradigmatica della filosofia è quella di un<br />
uomo che diceva di «sentire la voce». Platone fu lo scriba di<br />
questa voce che, per apparente paradosso, colui che diceva di<br />
sentirla non si curava di scriverla. Nietzsche ne fu a suo volta il<br />
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