Untitled - only fantasy

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Sei sempre sottomesso alla tua padrona,
che sia presente o no
Tristan si appoggiò al comodo sedile di velluto, girando tra le dita
il nuovo pugnale e fissando il soffitto. Al centro erano appese delle
luci a forma di lacrima, circondate da vetro colorato. Voci acute e
diverse provenivano dalla scatola parlante davanti a lui, mentre
fuori dalla finestra si sentivano le risate dei bambini che giocavano.
Erano così felici, liberi e spensierati. Non sapevano cosa significava
implorare per ottenere ciò che si desiderava, ma Julia lo sapeva: lo
aveva pregato.
Al negozio gli aveva chiesto di andarsene e quando lui si era
rifiutato lo aveva implorato.
Implorato.
Tristan si odiava per averla costretta a tanto: sapeva bene cosa si
prova a strisciare. Quante notti aveva passato in ginocchio a mani
giunte, il viso rigato di lacrime, mentre implorava il padre di
procurargli il minimo necessario per vivere? Quante volte lui l'aveva
portato in città, legato a un palo e frustato a sangue, per il semplice
piacere di sentirlo implorare pietà?
Innumerevoli.
Il dolore di quegli anni infantili era superiore perfino a quello
provato come schiavo del piacere. Ricordava bene le umiliazioni e
gli stenti: doveva pregare per tutto. Per mangiare, per avere una
coperta che lo scaldasse, per riposarsi.
A volte era stato tentato di cadere in ginocchio, nella speranza di
ottenere un segno d'affetto dal padre, che avrebbe dovuto amarlo,
ma non l'aveva mai ricevuto. Così aveva imparato a reprimere le
reazioni del proprio corpo, a non piangere mai, a non mostrarsi
debole nonostante i crudeli trattamenti ricevuti. Si era limitato a
canalizzare l'energia in un'altra direzione: la seduzione. Era diventato