Untitled - only fantasy

«Sto bene» ripeté. «Il passato richiedeva la mia attenzione.» Si
appoggiò al poggiatesta, ormai privo di energia, e si sentì
sprofondare nel sonno. «Portami a casa, Julia. Portami a casa.»
Una volta rientrati, Julia aiutò Tristan a distendersi sul divano, mise
al sicuro lo scrigno e corse in cucina a prendere un bicchiere d'acqua,
che lui scolò in un unico sorso, poi si rannicchiò al suo fianco e lo
tenne stretto.
Non aveva mai assistito a una scena come quella avvenuta in
macchina: Tristan era terreo, respirava a fatica e passava dal pallore
a un calore ardente.
Per fortuna si era risvegliato da solo.
Non sapeva cos'avrebbe fatto, in caso contrario.
Quando però i loro occhi si erano incontrati, aveva quasi
desiderato che tornasse a sprofondare in quello strano torpore, pur
di non leggergli tanto orrore e dolore nello sguardo.
Che cos'era successo per provocare un'espressione così disperata?
Gli passò la punta delle dita sulle peluria che gli ricopriva un
braccio e lo chiamò piano. «Tristan?»
Lui non si mosse, né si girò verso di lei. «Sì?»
«Raccontami cos'è successo. Voglio aiutarti.»
Silenzio. Pareva quasi che una nebbia oppressiva fosse scesa su di
loro.
«Parlarne potrebbe aiutarti ad attenuare il dolore. Non ti
giudicherò e non mi metterò a ridere» promise. «Ti ascolterò e
basta.»
Ancora silenzio.
Poi finalmente Tristan parlò.
«Zirra, la donna che mi ha intrappolato e posseduto a lungo...»
cominciò esitante. «Era una padrona crudele: esigeva il mio amore e
visto che mi rifiutavo di concederglielo mi puniva.»
Poi le raccontò di tutte le guan ren che lo avevano ferito con la
loro crudeltà, descrisse orrori al di là di ogni immaginazione, imposti
a quell'uomo forte e orgoglioso il cui unico peccato era la bellezza.