Untitled - only fantasy

«Si sente bene?» chiese l'uomo preoccupato.
Julia annuì, rossa in viso, anche se in quel momento avrebbe solo
voluto correre a nascondersi. La luce ammirata svanì dagli occhi del
cliente, che pagò i due asinelli di vetro e se ne andò senza
aggiungere altro.
«Dovrebbe migliorare la sua tecnica, cara» le consigliò Mrs.
Danberry avvicinandosi alla cassa. «Quel tizio stava per chiederle un
appuntamento.»
Julia chiuse gli occhi. Chiedere a Dio di incenerirla con un fulmine
era una pretesa eccessiva?
Quella notte Julia si girò e rigirò sotto la morbida trapunta. Nei
brevi intervalli di sonno sognò il magnifico guerriero che la
accarezzava e baciava, i loro corpi nudi e sudati avvinti nella
passione.
Perché quell'amante immaginario rifiutava di lasciare la sua mente?
E perché lei era ancora distesa a letto e permetteva alle sue mani di
scivolarle sui capezzoli e lo stomaco, fino a insinuarsi nelle
mutandine?
Esclamò: «Oh mio Dio!» per l'ennesima volta, poi si alzò scostando
i tendaggi color crema che ricadevano sul letto. Aveva bisogno di
distrarsi dedicandosi a qualcosa di sgradevole.
Le tasse! Entrò nello studio, afferrò i libri contabili e li portò in
cucina, dove c'era più spazio e dove li mollò sul sedile più vicino,
una panca settecentesca rivestita di broccato che aveva comprato a
un'asta vari anni prima.
Cinque minuti dopo scostò i libri con un borbottio esasperato. Era
stanca, irritata e... ok, ancora eccitata, e i numeri le ballavano
davanti agli occhi. Meglio dedicarsi a qualcos'altro.
I nuovi acquisti erano ancora sparsi sul tavolo, così prese il
cofanetto. Non aveva ancora scoperto che cosa conteneva, ma
quando cercò di schiacciare il bottone le dita tremanti la fermarono.
Cos'aveva? Era improbabile che il magnifico guerriero apparisse di
nuovo con la sua temibile spada.