Untitled - only fantasy

avrebbe messo più di un'ora ed era improbabile che lui si cacciasse
nei guai in un periodo così breve.
Tristan la squadrò con le sopracciglia inarcate. Lo conosceva da
poco, ma ormai sapeva interpretare il suo umore: quando faceva
così era confuso, oppure arrabbiato. E in ogni caso lei ne pagava le
conseguenze.
«Perché no?» chiese.
Era arrabbiato. Julia addolcì il tono nella speranza di calmarlo.
«Qui in America non possiamo entrare in un negozio senza essere del
tutto coperti. Se sei scalzo o a torso nudo non vieni servito.»
«Non hai parlato degli indumenti per coprire le gambe. Significa
che quando mi avrai trovato una maglietta e delle scarpe, dovrò
togliermeli?»
«No. Devi portarli tutti.»
«Le regole del tuo mondo non mi piacciono.»
«Devi osservarle comunque. Quindi facciamo così: tu resti a casa e
io vado a fare acquisti. Al mio ritorno ti cambierai e andremo
insieme al mio negozio.»
«Non posso permetterlo: una donna non deve andare in giro da
sola.»
«So badare a me stessa.»
«Il tuo karatè non farebbe del male a un bimbo indifeso.»
«Farò finta che tu non abbia parlato. Se voglio aprire il negozio in
orario devo sbrigarmi e tu mi stai facendo perdere tempo. Per tua
informazione, comunque, sono una cintura nera, il grado più
avanzato.» Una piccola bugia: possedeva una cintura nera, ma era di
cuoio, ornata di nappe d'argento. «Tu resterai qui.» Raddrizzò le
spalle, odiando le proprie parole successive. «Te... te lo ordino.»
Lui si irrigidì e gli occhi viola divennero gelidi: non assomigliava
più al guerriero che era arrivata a desiderare, ma allo schiavo che
sosteneva di essere. Un misto di delusione e dolore la invase.
«Naturalmente farò come ordini» disse Tristan con voce del tutto
priva di emozioni.