Untitled - only fantasy

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Non possiedi niente, neanche la tua felicità
Più tardi si ritrovarono in cortile. Una brezza fresca li accarezzava e
tenui raggi di luce cercavano di illuminare la sera. Lo scrigno di
Tristan era al sicuro e questo dava loro un senso di sollievo e
distensione. Risero, giocarono a prendersi e si rotolarono su una
piccola altura rossa e umida. La tempesta aveva reso il terreno
morbido e bagnato, così che si ritrovarono ben presto striati di fango
e intrisi di pioggia.
Tristan si impegnò a togliere dai capelli di Julia il fango e i rametti,
mentre lei faticava a trattenere una risata. A ogni suo sorriso, anche
le labbra di lui si incurvavano: non ricordava un momento della sua
vita in cui si fosse sentito così felice e spensierato. Erano gai e
vibranti di vita come bambini.
Quando il corpo cominciò a dolere per tutta quell'attività, si
distesero su una comoda sdraio, come la chiamava Julia, abbracciati
stretti per combattere il freddo. Tristan le raccontò della madre e dei
guai in cui lui si cacciava sempre da bambino, e lei condivise i suoi
ricordi preferiti con la sorella.
«Una volta, prima che i nostri genitori si separassero, ho trovato il
diario di Faith, l'ho copiato e ho sparso le pagine per tutta la casa.
Ancora adesso non sono sicura che mi abbia perdonata.»
«Sei stata proprio crudele» la stuzzicò.
«Dovevo vendicarmi» si giustificò. «La notte prima Faith si era
intrufolata in camera mia e mi aveva tagliato i capelli.»
Tristan affondò le dita nella massa morbida e le spostò il viso in
modo da incontrare il suo sguardo fiammeggiante. «Meritava una
punizione, allora. Hai fatto bene.»
Poi le catturò le labbra in un bacio avido, che gli colmò l'anima e
sciolse le ossa.