Untitled - only fantasy

Che... dolce!
Le venne voglia di piangere.
Nessuno l'aveva mai trattata con tanta premurosa gentilezza.
Constatare che Tristan teneva a lei al punto da passare la notte a
rimetterle a posto la casa la colmò di desiderio e tenerezza.
Lui le passò accanto e le sue dita le sfiorarono il fondo schiena.
Portava solo un paio di mutande, e questo la fece rabbrividire: il suo
fascino, la forza del suo corpo, la grazia dei suoi movimenti non
cessavano mai di stupirla e attirarla.
Tristan diede inizio al rituale mattutino e si mise a fare il caffè: le
sue doti non erano migliorate, ma Julia non se la sentiva di
correggerlo o bloccarlo.
«Ho cercato di dirti che avevo già fatto tutto io» osservò senza
guardarla.
«Tu hai detto che dovevo tornare a letto.»
«Non è la stessa cosa?» chiese inarcando le sopracciglia.
No, non lo era. Julia osservò di nuovo la stanza. «Quello che hai
fatto... mi ha lasciata senza parole» confessò. «Non so cosa dire.»
«Di' che non avrai mai più quell'aria desolata e che ti fidi di me.
Saprò prendermi cura di te, vedrai.»
«Mi fido di te» dichiarò con sincerità. «Più di quanto mi sia mai
fidata di un'altra persona.»
«Mi fa piacere.»
«Come hai fatto?» Julia indicò la cucina in ordine. «Non ti ho
sentito.»
«Le mie abilità in questo campo si sono perfezionate negli anni.
Fresia, una donna che ho servito tempo fa, mi obbligava a ripulirle
la casa da cima a fondo ogni volta che la facevo arrabbiare.»
«Che cosa orribile.» In realtà l'idea che una donna potesse
ordinargli cosa fare la turbava più del lavoro che era stato costretto
a svolgere. Poi pensò sgomenta che doveva avere un aspetto
disastroso.
«In effetti orribile è la parola giusta. Il tuo studio...» «Oddio!»