Untitled - only fantasy

Era probabile che il suo schiavo del piacere non fosse mai stato
respinto in vita sua. Non sapeva cosa si provava quando gli altri ti
prendevano in giro, ti davano nomignoli insultanti e tormentavano
ogni tuo momento di veglia. Lei invece sì. Le sue emozioni
portavano ancora le cicatrici di quel trattamento crudele.
«Quando parlavo di bere il caffè prima di cominciare, intendevo
tutta la tazza» precisò per prendere tempo. In realtà l'idea di scolarla
tutta le rivoltava lo stomaco. Possedeva un negozio e non poteva
permettersi di finire all'ospedale per aver consumato del cibo
avariato.
«Non voglio aspettare» dichiarò lui impaziente. «Sono ansioso di
saperne di più su questi strani appuntamenti a cui tenete tanto nel
tuo mondo.»
«Ok, ok.» Soffocò un altro brivido e spinse da parte il caffè.
«Allora, devo chiederti una cosa.»
«Questo me l'hai già detto.»
«Ah, sì?»
«Sì.»
«Allora, ecco qua...» Ripassò il discorso ancora una volta. Posso
farcela, si ripeté, appena prima che un attacco di panico la scuotesse
tutta, intaccando la sua risoluzione. Il cuore prese a battere più forte,
il respiro divenne ansante e all'improvviso la luce che entrava dalla
finestra le parve così intensa da risultare accecante. «Ti piacciono i
dolci alla cannella?» proruppe, nel disperato tentativo di rimandare il
momento della verità. «No? E i croissant? Io li faccio benissimo, sai?»
«Non ho più fame.»
«E che ne dici di...»
«Julia» la interruppe con un sospiro esasperato. Non c'era più
spazio per rinvii e tentativi di cambiare discorso, era chiaro.
«Ok.» Concentrò tutta l'energia sulle parole successive e riuscì in
qualche modo a frenare il tremito nervoso che le scuoteva tutto il
corpo. Tenne lo sguardo fisso sul pavimento e rimase immobile,
mentre lui portava la tazza alle labbra e la guardava con aria
d'attesa.