Untitled - only fantasy

Uno schiavo non deve mai esitare
quando riceve un ordine
6
La luce del sole entrava dalla finestra del bagno, illuminando la
stanza spaziosa e sottolineando la stanchezza del volto pallido e
tirato di Julia riflesso nello specchio: occhi rossi, labbra imbronciate.
Era stata sveglia quasi tutta la notte a immaginare Tristan nudo e si
vedeva. Neppure la doccia aveva aiutato.
«Caffè» gracchiò. «Ho bisogno di caffè.» Poi gli avrebbe chiesto
aiuto riguardo a Peter.
Il solo pensiero di quella conversazione le provocava un nodo di
ansia allo stomaco. Cercò di ignorare quel turbamento e si ripeté che
non c'era motivo di agitarsi tanto. Aveva un piano, dopotutto.
Sarebbe stata molto gentile, avrebbe sorriso un sacco e parlato in
tono amabile.
A quel punto lui non avrebbe certo rifiutato la sua richiesta.
O forse sì?
Concentrati, Julia. Puoi farcela. Raccolse i capelli ancora umidi in
una coda di cavallo, infilò dei pantaloni beige e una camicetta e si
avviò risoluta verso la porta.
Gentilezza estrema, gentilezza estrema, gentilezza estrema...
Fece due passi in corridoio e urtò un oggetto ingombrante e
immobile. Piombò a faccia in giù sul pavimento di legno, senza più
aria nei polmoni, poi scosse la testa intontita e batté le palpebre
diverse volte. Alla fine riprese fiato e la vista si schiarì. A quel punto
si rese conto che la spada di Tristan giaceva davanti a lei e scintillava
minacciosa.
«Julia. Parlami. Dimmi che non ti sei fatta male.» La sua voce era
ansiosa e preoccupata.
Lei lo fissò accigliata. «Che cosa diavolo fai sul pavimento? Ti
avevo detto di dormire nella camera degli ospiti. E perché hai