Untitled - only fantasy

denti e raccolse tutto alla meglio.
Trovò Tristan seduto sul divano del salotto, la spada posata sul
tappeto di fronte a lui. Chino sul tavolino da caffè, girava tra le mani
il telefono, ridotto in mille pezzi!
«Cos'hai fatto al mio telefono?» chiese, allibita, mollando i sacchetti
sul pavimento e mettendosi le mani sui fianchi.
«L'ho sconfitto» rispose lui, guardandola con orgoglio. Sembrava
quasi aspettarsi che si mettesse in ginocchio e lo ringraziasse per quel
prezioso servizio.
Be', almeno non era più distante e freddo.
«Non ho un altro telefono in casa» si lamentò lei.
«Allora ho completato il mio lavoro.»
Cos'ho fatto per meritarmi tutto questo?, si chiese Julia, scuotendo
la testa, frastornata. Non prendeva a calci i cuccioli e non investiva i
bambini che giocavano per strada. Era onesta e una volta all'anno
faceva una donazione a un istituto di beneficenza.
«Pensavo che la tua conoscenza acquisita in altri mondi superasse la
mia» gli ricordò con secca ironia.
«È così.» Si appoggiò ai cuscini, un braccio mollemente adagiato sul
bordo del divano e l'altro ripiegato dietro alla testa, e la fissò a occhi
socchiusi. La sua posa era davvero sensuale e seducente. «Hai molto
da imparare.»
Julia colse il vero significato di quel commento. Ho molto da
insegnarti.
Sentì il fiato corto davanti allo splendore di quell'uomo: quando si
avvicinava a lui nel suo corpo e nella sua mente cominciavano ad
accadere cose incomprensibili. Tristan doveva solo parlare, doveva
solo guardarla e lei cominciava a desiderarlo.
Il suo fisico era perfetto, maestoso e regale, con i capelli corvini
che incorniciavano il viso dai lineamenti scolpiti. Come sarebbe stato
facile raggiungerlo sul divano, mettersi a cavalcioni su di lui e
chiedergli di darle il piacere che offriva con tanta disinvoltura.
Forse il viso di Julia tradiva quei pensieri arditi perché, appena i