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Le strategie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. - Sistema d ...

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del model<strong>lo</strong> di agricoltura bio<strong>lo</strong>gica oggi prevalente verso nuovi modelli produttivi.<br />

Sotto questo profi<strong>lo</strong> è stato segnalato l'interesse <strong>per</strong> una s<strong>per</strong>imentazione su vasta<br />

scala della gestione di habitat seminaturali in connessione con i metodi di<br />

produzione bio<strong>lo</strong>gica. In Europa vi sono già es<strong>per</strong>ienze concrete di gestione di<br />

"aree al elevata priorità eco<strong>lo</strong>gica" ed è stato avviato un dibattito sull'opportunità di<br />

estenderle a tutte le aziende agricole attraverso le misure agro-ambientali o come<br />

requisito della condizionalità. Una s<strong>per</strong>imentazione consentirebbe di verificare<br />

l'impatto economico e ambientale di queste aree.<br />

Infine, sembra molto sentito l'orientamento verso una ricerca che coinvolga<br />

il più possibile le aziende stesse, in modo da garantire ai ricercatori una migliore<br />

conoscenza degli effettivi sistemi produttivi e agli o<strong>per</strong>atori una più facile<br />

trasmissione dei risultati. I progetti di ricerca partecipata sarebbero anche in grado<br />

di garantire <strong>lo</strong> <strong>sviluppo</strong> di tecno<strong>lo</strong>gie adatte ad ambienti circoscritti, data la forte<br />

connessione tra sistemi produttivi bio<strong>lo</strong>gici e ecosistemi <strong>lo</strong>cali. Un nuovo<br />

approccio alla ricerca e s<strong>per</strong>imentazione consentirebbe, inoltre, di selezionare<br />

programmi e argomenti di ricerca di reale rilievo <strong>per</strong> l'attività produttiva e offrire<br />

un'alternativa ai sistemi di assistenza tecnica pubblica ed indipendente, ormai<br />

scomparsi in buona parte delle regioni italiane e comunque appartenenti a modelli<br />

di trasmissione delle conoscenze ormai su<strong>per</strong>ati.<br />

Per tutti questi motivi, dobbiamo prendere atto delle forti necessità di ricerca<br />

che esistono <strong>per</strong> l’agricoltura bio<strong>lo</strong>gica, sia a lungo che a breve termine.<br />

L’agricoltore che ha fatto una scelta verso la coltivazione bio<strong>lo</strong>gica deve essere<br />

aiutato nel modo migliore ad utilizzare i mezzi tecnici e i moderni sistemi di<br />

coltivazione, <strong>per</strong> rendere più efficiente e più economica la sua agricoltura e al<br />

tempo stesso devono essere disponibili strumenti <strong>per</strong> la valutazione della<br />

sostenibilità del model<strong>lo</strong> bio<strong>lo</strong>gico, <strong>per</strong> evitare che si passi a sistemi di pura<br />

sostituzione degli input chimici con input consentiti dal nuovo regolamento CE<br />

834/2007, senza nessuna consapevolezza agroeco<strong>lo</strong>gica.<br />

La coesistenza con organismi geneticamente modificati. Uno dei problemi che si<br />

porrebbe con l’introduzione delle colture geneticamente modificate (GM) nella<br />

realtà agricola italiana molto frammentata, sarebbe la conservazione della<br />

biodiversità all’interno del territorio destinato all’attività agricola, parte della quale<br />

è dedicata alla agricoltura bio<strong>lo</strong>gica. Se le colture GM devono andare ad<br />

incrementare la <strong>lo</strong>ro presenza in Europa, a partire da una presenza molto ridotta<br />

nell'agricoltura attuale, ci si deve domandare se è possibile la <strong>lo</strong>ro coesistenza con<br />

le colture non GM (agricoltura bio<strong>lo</strong>gica) a livel<strong>lo</strong> aziendale o regionale e quali<br />

potrebbero essere le conseguenze a livel<strong>lo</strong> ambientale.<br />

Sono stati effettuati studi accurati sugli scenari possibili <strong>per</strong> la coesistenza<br />

nella agricoltura europea di alcune colture modificate (colza da seme, mais da<br />

mangimi, patata <strong>per</strong> il consumo alimentare) (EU Commission, 2002), ma non esiste<br />

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