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Le strategie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. - Sistema d ...

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di organismi antagonisti dei fitofagi o sfavorevoli alle avversità delle colture<br />

(Bommarco, 2006). Anche in Italia esistono alcune es<strong>per</strong>ienze di questo tipo (es.<br />

Burgio et al., 2006) ma sinora poco sistematiche anche <strong>per</strong>ché l'argomento (che<br />

rappresenta un bell'esempio di applicazione della “biodiversità funzionale” negli<br />

agroecosistemi) è stato sinora sostanzialmente ignorato dalle fonti di finanziamento<br />

ufficiali. E’ augurabile che anche nel nostro Paese (che in termini di biodiversità<br />

intrinseca partirebbe da condizioni ideali) ci sia presto uno <strong>sviluppo</strong> di questo<br />

settore di ricerca, che rappresenta un ottimo esempio di come si possa affrontare la<br />

gestione degli agroecosistemi bio<strong>lo</strong>gici (e non so<strong>lo</strong>) da un punto di vista veramente<br />

“olistico”. Sempre in tema di difesa delle colture, è bene sottolineare non so<strong>lo</strong> i<br />

limiti ma anche i rischi dell'approccio di sostituzione e in modo particolare quelli<br />

legati all'utilizzazione di prodotti fitosanitari cosiddetti “naturali”. Ad esempio, è<br />

noto da tempo che il rotenone, principio attivo insetticida autorizzato <strong>per</strong> l'uso in<br />

agricoltura bio<strong>lo</strong>gica estratto da alcune leguminose tropicali (Derris spp.,<br />

Longhocarpus spp., Tephrosia spp.) è molto tossico <strong>per</strong> i mammiferi, anche se si<br />

degrada nell'ambiente in tempi brevi (Benuzzi e Vacante, 2004). Da questo punto<br />

di vista il glifosate, noto e molto discusso erbicida sistemico ad azione totale, ha un<br />

profi<strong>lo</strong> eco-tossico<strong>lo</strong>gico migliore. Ciò dovrebbe far riflettere su due aspetti: a) la<br />

necessità di maggiore obiettività e scientificità quando si confrontano mezzi tecnici<br />

ado<strong>per</strong>ati in sistemi convenzionali o bio<strong>lo</strong>gici; b) l’estrema cautela nell'utilizzo di<br />

agrofarmaci naturali, che possono essere molto più impattanti di alcuni agrofarmaci<br />

di sintesi. Quindi attenzione: “naturale” non è affatto sinonimo di “innocuo”.<br />

Inoltre, siamo sicuri che l'uso di queste sostanze sia veramente in linea con la<br />

fi<strong>lo</strong>sofia <strong>dell'agricoltura</strong> bio<strong>lo</strong>gica?<br />

4.2.5 La gestione dell’allevamento bio<strong>lo</strong>gico<br />

La zootecnia italiana soffre una delle conseguenze più nefaste della<br />

rivoluzione verde: la separazione tra produzione foraggera e allevamento, molto<br />

più netta rispetto ad altri Paesi dell’Europa occidentale, in cui i sistemi misti sono<br />

la norma, anche in convenzionale. La zootecnia bio<strong>lo</strong>gica è quindi investita – a<br />

norma di regolamento 834/07 – di una responsabilità forte: quella di ricostruire il<br />

legame spezzato tra gli animali allevati e la terra che dà <strong>lo</strong>ro il nutrimento. Non<br />

deve quindi sorprendere il ritardo, anche in termini legislativi, con cui le<br />

problematiche della zootecnia bio<strong>lo</strong>gica sono state affrontate rispetto ai sistemi di<br />

produzione vegetale e il fatto che i regolamenti prevedano <strong>per</strong> i sistemi animali<br />

bio<strong>lo</strong>gici una serie di deroghe particolarmente nutrita.<br />

Diversi sono gli aspetti di ordine tecnico rilevanti <strong>per</strong> la zootecnia, tra cui: a)<br />

la disponibilità e provenienza dei mangimi bio; b) la prevenzione e cura delle<br />

pato<strong>lo</strong>gie animali; c) il benessere animale; d) il patrimonio genetico degli animali;<br />

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