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Le strategie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. - Sistema d ...

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e) la qualità delle produzioni, oltre ad aspetti trasversali legati all’impatto<br />

ambientale degli allevamenti o alle filiere commerciali attive o attivabili.<br />

Lo <strong>sviluppo</strong> di piani alimentari basati sulle risorse <strong>lo</strong>calmente disponibili<br />

rappresenta un punto critico dell’allevamento bio<strong>lo</strong>gico. Questo problema è<br />

particolarmente avvertito negli allevamenti estensivi da carne dell’Italia centro<br />

meridionale, dove i bovini a lento accrescimento (es. di razza Maremmana) in fase<br />

di finissaggio sono alimentati con cereali di produzione aziendale. In questi<br />

contesti, si presenta interessante l’inserimento del cece, leguminosa che presenta<br />

una limitata necessità di input, apporta azoto e presenta una granella ben dotata sia<br />

di proteine sia di amido. Recenti es<strong>per</strong>ienze (Masucci et al., 2009) hanno<br />

evidenziato che la sostituzione dell’orzo con il cece nelle razioni <strong>per</strong> vitel<strong>lo</strong>ni<br />

Maremmani bio<strong>lo</strong>gici è tecnicamente ed economicamente vantaggiosa poiché, a<br />

parità di costi, <strong>per</strong>mette di ottenere un più rapido raggiungimento del peso di<br />

macellazione (con riduzione delle spese di allevamento) e una migliore qualità<br />

delle carcasse.<br />

La sostituzione della soia con leguminose da granella più tipicamente<br />

mediterranee (es. favino) nelle razioni degli animali allevati in bio <strong>per</strong>metterebbe<br />

inoltre di svincolarsi dall’uso di una coltura a rischio OGM. In Sicilia, Bonanno et<br />

al. (2009) hanno visto che l’impiego di granelle di leguminose nel concentrato <strong>per</strong><br />

ovini da carne consente di ottenere prestazioni di crescita degli agnelli e<br />

caratteristiche della carcassa e della carne ovina non dissimili da quelle ottenute<br />

con la farine di soia. Nel confronto tra le granelle si è distinto il cece che,<br />

presumibilmente in virtù del più elevato tenore lipidico e della maggiore<br />

fermentescibilità ruminale, ha causato un aumento del consumo alimentare e<br />

dell’adiposità della carcassa e variazioni positive nella composizione acidica del<br />

grasso intramuscolare.<br />

La prevenzione delle pato<strong>lo</strong>gie e dei disordini fisio<strong>lo</strong>gici negli allevamenti<br />

bio è particolarmente importante anche <strong>per</strong>ché legata alla riduzione dei trattamenti<br />

con farmaci al<strong>lo</strong>patici, tuttora consentiti dal Regolamento comunitario, seppur con<br />

restrizioni. In questo ambito, un aspetto fondamentale è la qualità del pasco<strong>lo</strong>, non<br />

so<strong>lo</strong> come quantità e qualità dell’erba ma anche come carico di organismi<br />

potenzialmente dannosi. Infatti, un pasco<strong>lo</strong> mal gestito (es. soggetto ad<br />

allagamenti) può rappresentare un pabulum ideale <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>sviluppo</strong> di microrganismi<br />

(es. fasciola e strongili) che causano infezioni gastrointestinali in bovini (Perrucci<br />

et al., 2007) e ovini (Nicourt et al., 2009). Generalmente, i parametri immunitari<br />

evidenziano una maggiore capacità di risposta da parte degli animali tenuti al<br />

pasco<strong>lo</strong>, determinando una più efficiente prevenzione delle malattie (Braghieri et<br />

al., 2009). Quando i metodi preventivi risultano insufficienti, si assiste a una<br />

tendenza crescente all’uso di trattamenti fitoterapici od omeopatici al posto di<br />

quelli con farmaci al<strong>lo</strong>patici (<strong>Le</strong>fevre et al., 2009).<br />

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