Le strategie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. - Sistema d ...
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Un <strong>per</strong>corso <strong>per</strong> la valutazione della biodiversità. Uno dei problemi attuali relativi<br />
alla biodiversità è che la risorsa ambientale costituita dalla biodiversità spesso<br />
esiste ma non è <strong>per</strong>fettamente riconosciuta. Per va<strong>lo</strong>rizzare le innumerevoli<br />
occasioni di interazione tra biodiversità (naturale e antropica, programmata e<br />
associata) e specificità culturali che si possono manifestare nei diversi contesti<br />
<strong>lo</strong>cali, è necessario che il va<strong>lo</strong>re, anche potenziale, della risorsa sia riconosciuto e<br />
assunto quale oggetto di intervento. Il <strong>per</strong>corso da attuare, in sintesi, è articolato in<br />
quattro passaggi:<br />
- <strong>per</strong>cezione della risorsa biodiversità;<br />
- riconoscimento del suo va<strong>lo</strong>re complessivo;<br />
- individuazione dell’approccio funzionale;<br />
- attuazione e valutazione di un progetto di intervento.<br />
Il punto nodale di questo <strong>per</strong>corso è costituito dalla <strong>per</strong>cezione della<br />
biodiversità quale risorsa. L’analisi del contesto territoriale deve consentire da una<br />
parte l’identificazione delle risorse in termini di biodiversità e delle eventuali<br />
carenze legate ad una visione non sempre critica delle stesse. Alcuni paesaggi,<br />
molto omogenei e poco biodiversi, sono divenuti un’icona a livel<strong>lo</strong> mondiale e<br />
riconosciuti come espressione di una qualità ambientale elevata (ad es. la Val<br />
d’Orcia), mentre le <strong>lo</strong>ro caratteristiche non conferiscono in assoluto la certezza<br />
della sostenibilità sia economica che ambientale.<br />
Risulta, quindi, importante valutare in termini eco<strong>lo</strong>gici l’apporto funzionale<br />
all’agroecosistema delle aree coltivate e delle aree non coltivate (field margins<br />
complex), che arrivano ad occupare anche porzioni rilevanti del territorio agrico<strong>lo</strong><br />
(Marshall and Smith, 1987), <strong>per</strong> tentare di inserire modelli di agricoltura eco<strong>lo</strong>gica<br />
tendenti alla protezione delle risorse di biodiversità.<br />
La valutazione delle relazioni tra diversità bio<strong>lo</strong>gica a livel<strong>lo</strong> di<br />
appezzamento e margine di campo deve essere estesa alla gestione aziendale<br />
complessiva, come metodo di indagine sulla complessità di agroecosistemi a<br />
diverso grado di antropizzazione o caratterizzati da differenti infrastrutture<br />
eco<strong>lo</strong>giche (siepi, inerbimenti, margini di campo) o sottoposti a differenti metodi di<br />
gestione (convenzionale, integrato, bio<strong>lo</strong>gico) o a differenti assetti colturali e con<br />
diverso uso di input chimici (Kleijn e Snoeijing, 1997). Lo scopo è quel<strong>lo</strong> di<br />
arrivare alla definizione di un model<strong>lo</strong> di agricoltura ecocompatibile con l’obiettivo<br />
di riorientare l’organizzazione aziendale a partire dai seguenti aspetti: gestione del<br />
suo<strong>lo</strong>, fertilità organica e minerale, revisione della rotazione applicata, <strong>lo</strong>tta<br />
meccanica e bio<strong>lo</strong>gica ai nemici delle colture, ripristino della diversità bio<strong>lo</strong>gica<br />
con introduzione di margini di campo (Migliorini e Vazzana, 2007).<br />
La biodiversità legata alle pratiche agricole impiegate a livel<strong>lo</strong> aziendale<br />
prende il nome di biodiversità "pianificata", alla quale si somma tutta la<br />
biodiversità che è determinata dalla presenza di infrastrutture eco<strong>lo</strong>giche<br />
nell’ambiente circostante (biodiversità "associata"). È importante che si riesca a<br />
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