Le strategie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. - Sistema d ...
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Per quel<strong>lo</strong> che riguarda il punto a) la risposta a prima vista può risultare<br />
ovvia. È evidente infatti che l’assenza di prodotti chimici nelle tecniche di<br />
produzione, con il conseguente contributo alla diminuzione dell’inquinamento dei<br />
suoli e delle acque, sia il principale argomento a favore della specificità del settore<br />
che, <strong>per</strong> garantire questa <strong>per</strong>formance, sostiene dei costi aggiuntivi non indifferenti.<br />
Se si allarga ulteriormente la prospettiva, si può dire che l’agricoltura bio<strong>lo</strong>gica<br />
contribuisce in misura maggiore dell’agricoltura convenzionale alla produzione di<br />
beni pubblici come la qualità organolettica, nutrizionale e salutistica, il paesaggio,<br />
la biodiversità. Non si può tuttavia essere insensibili alle critiche di co<strong>lo</strong>ro che<br />
sollevano dubbi su aziende bio<strong>lo</strong>giche che adottano in pieno un paradigma<br />
industrialista grazie alla sostituzione di input chimici con quelli bio<strong>lo</strong>gici. Né si<br />
può rimanere insensibili a co<strong>lo</strong>ro che richiedono una valutazione della sostenibilità<br />
lungo tutto il cic<strong>lo</strong> di vita del prodotto, e non nella sola fase di produzione. La<br />
capacità di comunicazione del bio<strong>lo</strong>gico dipende dalla forza dei va<strong>lo</strong>ri etici e non<br />
tanto dalla capacità di spendere risorse in pubblicità.<br />
Ecco che al<strong>lo</strong>ra diventa rilevante il punto b). Si dovrà sostenere il settore<br />
bio<strong>lo</strong>gico so<strong>lo</strong> <strong>per</strong>ché aderisce alle norme tecniche oppure sarà necessario stimolare<br />
comportamenti e <strong>per</strong>corsi di innovazione virtuosi? In che modo disegnare gli<br />
schemi di supporto in modo tale da premiare co<strong>lo</strong>ro che sono in grado di<br />
dimostrare livelli maggiori di sostenibilità?<br />
Per quel<strong>lo</strong> che riguarda il punto c), esiste un generale consenso sul fatto che<br />
la forza del settore bio<strong>lo</strong>gico sta nella capacità di mobilitare ‘reti ibride’, ovvero<br />
reti di collaborazioni tra o<strong>per</strong>atori economici, istituzioni, consumatori, società<br />
civile, proprio in virtù della carica trasformatrice che queste produzioni hanno in<br />
sé. Queste reti godono del supporto di movimenti di opinione più sensibili alle<br />
tematiche eco<strong>lo</strong>giste, sono basate su una forte motivazione etica da parte dei<br />
produttori, e hanno mostrato nel tempo una competitività basata sull’innovazione<br />
organizzativa, sociale ed istituzionale oltre che su quella di processo e di prodotto.<br />
In che modo il supporto pubblico può favorire <strong>lo</strong> <strong>sviluppo</strong> e il rafforzamento di<br />
queste reti ibride e, all’interno di queste, <strong>lo</strong> <strong>sviluppo</strong> di specifiche forme di<br />
imprenditorialità?<br />
Dal<strong>lo</strong> schema predisposto nella figura 7.6, che rispecchia in larga parte i<br />
documenti ufficiali relativi alle politiche agricole europee, emerge un quadro in cui<br />
le politiche di settore fanno dipendere sempre di più la competitività dalla capacità<br />
del settore di migliorare l’ambiente e generare comportamenti di consumo<br />
sostenibili. In altre parole, far sì che la competitività del settore derivi dalla<br />
capacità, agli occhi dei consumatori e dei cittadini, di contribuire a migliorare la<br />
sostenibilità del pianeta come della propria vita quotidiana.<br />
Finora, gli strumenti a supporto del settore si sono concentrati sulle seguenti<br />
categorie:<br />
- sussidi<br />
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