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Le strategie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. - Sistema d ...

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La definizione di un <strong>lo</strong>go nazionale si coniuga con la politica agricola<br />

nazionale che si sta sempre più indirizzando alla va<strong>lo</strong>rizzazione e alla difesa del<br />

“made in Italy” agro-alimentare, segno d’eccellenza dei territori e di un’agricoltura<br />

con una sua identità ben marcata che trae origine dalla forte caratterizzazione dei<br />

sistemi <strong>lo</strong>cali in termini di ambiente, tradizioni, conoscenze e competenze. Negli<br />

ultimi documenti di programmazione economica e finanziaria, infatti, il concetto di<br />

produzione agro-alimentare è inserito in una dimensione più ampia di filiera e di<br />

territorio con azioni che puntano a sviluppare il patrimonio eno-gastronomico del<br />

Paese, insieme a quel<strong>lo</strong> culturale, artistico e naturale, con il sostegno di politiche di<br />

promozione di un “marchio Italia”. Al<strong>lo</strong> stesso tempo, le iniziative legislative degli<br />

ultimi anni sono state indirizzate ad armonizzare e rafforzare i sistemi di control<strong>lo</strong><br />

<strong>per</strong> contrastare le frodi e la concorrenza sleale e, contestualmente, a garantire la<br />

qualità organolettica e igienico-sanitaria dei prodotti, la <strong>lo</strong>ro tracciabilità e la<br />

trasparenza delle informazioni ai cittadini-consumatori, adottando spesso misure<br />

più restrittive di quelle previste a livel<strong>lo</strong> comunitario .<br />

D’altra parte, in tutte le attuali forme di comunicazione istituzionale si tende<br />

a va<strong>lo</strong>rizzare e a dare riconoscibilità alla qualità dei prodotti agro-alimentari<br />

italiani, da un lato creando la consapevolezza dell’evoluzione dell’agricoltura tra<br />

tradizione e innovazione e, dall’altro, va<strong>lo</strong>rizzando il “made in Italy” quale stile di<br />

vita e di consumo. Al riguardo, si richiamano due recenti iniziative: la prima è<br />

l’istituzione di un <strong>lo</strong>go nazionale <strong>per</strong> promuovere all’estero l’immagine dell’Italia a<br />

fini turistici, la seconda è l’indicazione “made in Italy” (art. 16 della legge 166/09)<br />

che, ai fini di ridurre i contenziosi in dogana, introduce l’ipotesi di “prodotto<br />

realizzato interamente in Italia” <strong>per</strong> il quale il disegno, la progettazione, la<br />

lavorazione e il confezionamento devono essere stati compiuti “esclusivamente”<br />

sul territorio nazionale. Si tratta, in entrambi i casi, di un modo di rendere nota in<br />

etichetta l’origine italiana del prodotto; funzione questa che non può essere svolta<br />

da un marchio collettivo di natura pubblica, come si dirà più avanti, <strong>per</strong> non<br />

incorrere nella violazione della normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato.<br />

Aspetti giuridici del <strong>lo</strong>go nazionale. L’uso complementare di <strong>lo</strong>ghi nazionali e<br />

privati nell’etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti bio<strong>lo</strong>gici, ammesso<br />

dal reg. CE 834/2007, porta necessariamente ad una riflessione sulla natura<br />

giuridica del <strong>lo</strong>go nazionale e sulla coerenza alle disposizioni comunitarie in<br />

materia di marchi collettivi geografici di natura pubblica: è opportuno, <strong>per</strong>tanto,<br />

descrivere i termini marca, marchio e <strong>lo</strong>go.<br />

Nei testi di marketing si legge che la marca (brand) può essere un nome, un<br />

termine, un simbo<strong>lo</strong>, un disegno (<strong>lo</strong>go) o una combinazione di questi finalizzata a<br />

identificare i beni e i servizi di un produttore o di un gruppo di produttori e a<br />

differenziarli da quelli dei concorrenti (American Marketing Association, 2008;<br />

Kotler, 2007).<br />

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