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Le strategie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. - Sistema d ...

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state registrate le stesse tendenze (Naughton, 2008). Un cambiamento così<br />

consistente negli atteggiame0nti di almeno una parte dei consumatori è di stimo<strong>lo</strong> a<br />

nuove <strong>strategie</strong>. È noto, ad esempio, che la più grande impresa della grande<br />

distribuzione al mondo, Wal Mart, conosciuta soprattutto <strong>per</strong> la sua aggressiva<br />

strategia di competizione di prezzo, ha deciso, da alcuni anni, di aprire la sua<br />

offerta al bio<strong>lo</strong>gico e <strong>per</strong> alcune categorie, come il latte, è già diventata il maggior<br />

acquirente. Per quel<strong>lo</strong> che riguarda il sistema distributivo nel suo complesso, la<br />

tendenza alla diversificazione sopra illustrata ha sicuramente una delle possibili<br />

cause nel tentativo da parte degli attori del sistema di fare fronte alla crisi<br />

attraverso una riconfigurazione delle proprie routine.<br />

Per la crescita del settore, il contenimento dei prezzi al consumo diventa una<br />

delle questioni centrali da affrontare.<br />

Per quel<strong>lo</strong> che riguarda i produttori, È noto che la campagna <strong>per</strong> la filiera<br />

corta e <strong>per</strong> la trasparenza nel sistema distributivo portata avanti da importanti<br />

organizzazioni professionali, anche se non hanno ottenuto ancora risultati ‘pesanti’<br />

in termini quantitativi, hanno smosso convinzioni consolidate e hanno a<strong>per</strong>to nuovi<br />

scenari di intervento. Questo non significa che le <strong>strategie</strong> di ri<strong>lo</strong>calizzazione non<br />

abbiano significative ambiguità da risolvere. Ad esempio, un prodotto a chi<strong>lo</strong>metro<br />

zero e in filiera corta che sia stato ottenuto con sostanze chimiche di sintesi (in gran<br />

parte derivate direttamente dal petrolio o comunque ottenute con processi ad alto<br />

utilizzo di energia, quindi ancora di petrolio) può aver contribuito a inquinare le<br />

acque su<strong>per</strong>ficiali e di falda e può presentare residui di pesticidi tossici. Inoltre,<br />

un’analisi della <strong>lo</strong>gistica di queste iniziative potrebbe rivelare delle sorprese <strong>per</strong><br />

quel<strong>lo</strong> che riguarda il bilancio energetico. La stessa aspirazione al risparmio rischia<br />

di venir ridimensionata, se si pensa che gli o<strong>per</strong>atori devono ricavare dall’attività di<br />

vendita un reddito tale da retribuire il tempo impiegato e da compensare i costi fissi<br />

e variabili a essa connessi.<br />

Un esame attento della distribuzione del va<strong>lo</strong>re aggiunto tra le varie<br />

categorie di o<strong>per</strong>atori, mostra come agli agricoltori vada una quota che a malapena<br />

su<strong>per</strong>a il 30%, e consente di individuare nella riorganizzazione della filiera una<br />

possibile fonte di riduzione del prezzo al consumo (fig. 7.5). Esempi come la<br />

distribuzione di latte automatica o i gruppi di acquisto solidali mostrano come<br />

forme organizzative diverse possano creare situazioni in cui guadagnino sia i<br />

produttori che i consumatori, a condizione che gli attori coinvolti trovino<br />

remunerativa la necessaria riconfigurazione dell’organizzazione del proprio tempo.<br />

Per quel<strong>lo</strong> che riguarda i consumatori, la crisi ha messo ancora più in evidenza la<br />

necessità di andare oltre le generalizzazioni e studiare in che modo tipo<strong>lo</strong>gie<br />

diverse di consumatori reagiscono di fronte ad oggettive difficoltà economiche. La<br />

prima generalizzazione da evitare è quella relativa all’impatto della crisi, che non è<br />

avvertita direttamente da buona parte della popolazione (dipendenti pubblici in<br />

primis, ma anche dipendenti fissi di imprese private): in questi casi la stagnazione<br />

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