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Le strategie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. - Sistema d ...

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7.4.1 I prodotti bio<strong>lo</strong>gici sono differenti?<br />

Un recente documento commissionato dalla Food Standard Agency inglese<br />

(FSA, 2009) ha rilanciato l’annoso dibattito sulle particolarità dell’agricoltura<br />

bio<strong>lo</strong>gica, mostrando, attraverso un’analisi della letteratura esistente, che non ci<br />

sono sostanziali differenze in termini nutrizionali tra l’agricoltura bio<strong>lo</strong>gica e<br />

quella convenzionale. Il report ha avuto una notevole eco tra i commentatori,<br />

soprattutto quelli più ostili, mentre molto enfasi è stata data ad una ricerca<br />

dell’Afssa (l’ente statale Agence française de sécurité sanitaire des aliments)<br />

appena pubblicata, che si conclude con le parole: “La nostra analisi della letteratura<br />

scientifica disponibile evidenzia che le piante coltivate col metodo bio<strong>lo</strong>gico<br />

tendono a presentare un maggior contenuto di sostanza secca, di alcuni minerali<br />

(ferro, magnesio) e di micronutrienti a effetto antiossidante (fenoli, resveratro<strong>lo</strong>),<br />

mentre i prodotti di origine animale presentano un maggior contenuto di acidi<br />

grassi polinsaturi. Rispetto alla sicurezza alimentare, la grande maggioranza (dal 94<br />

al 100%) degli alimenti bio<strong>lo</strong>gici non contiene alcun residuo di pesticidi; gli<br />

ortaggi bio<strong>lo</strong>gici contengono significativamente meno nitrati (circa la metà di<br />

quelli presenti nei prodotti non bio<strong>lo</strong>gici), mentre il livel<strong>lo</strong> delle micotossine è<br />

ana<strong>lo</strong>go ai prodotti convenzionali. L’analisi critica della letteratura scientifica<br />

indica che l’agricoltura bio<strong>lo</strong>gica così come oggi sviluppata, è in grado di fornire<br />

prodotti di alta qualità, con alcuni importanti miglioramenti in termini di presenza<br />

di micronutrienti a effetto antiossidante, di assenza di residui di fitofarmaci tossici<br />

e di accumu<strong>lo</strong> di nitrati” (Laron, 2010). L’artico<strong>lo</strong> di Laron ci mostra che si<br />

dovrebbe stare più attenti ad un uso strumentale delle conclusioni di alcuni lavori<br />

scientifici. D’altronde, anche in Italia l’Istituto Nazionale di Ricerca <strong>per</strong> gli<br />

Alimenti e la Nutrizione (INRAN), che svolge attività di ricerca in questo campo<br />

da diversi anni, sottolinea come <strong>per</strong> diverse categorie di prodotto la presenza di<br />

elementi nutrizionali in misura significativamente su<strong>per</strong>iore rispetto ai prodotti<br />

convenzionali è ormai dimostrata.<br />

7.4.2 Crescita come convenzionalizzazione?<br />

Bisogna segnalare che su queste tematiche è a<strong>per</strong>to un intenso dibattito circa<br />

la convenzionalizzazione dell’agricoltura bio<strong>lo</strong>gica. La tesi proposta da una serie di<br />

ricercatori Usa ed europei (e raccolta prevalentemente da organizzazioni in cui è<br />

prevalente l’impresa familiare di dimensioni medio-piccole) è che, una volta uscita<br />

dal pionierismo, l’ambizione di proporsi come model<strong>lo</strong> <strong>per</strong> l’intero sistema agroalimentare<br />

abbia condotto il bio<strong>lo</strong>gico, da un lato, a professionalizzarsi, attirando<br />

o<strong>per</strong>atori in precedenza dediti all’agricoltura convenzionale, ma, in quota più<br />

rilevante, dall’agricoltura integrata - che condividono alcune norme tecniche ma<br />

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