Le strategie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. - Sistema d ...
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massima diversificazione dei sistemi colturali e sull'impiego di varietà <strong>lo</strong>cali –<br />
seppur largamente condivisibile – non incoraggia certo i sementieri, poiché<br />
aumenta il rischio di avere una scarsa redditività del capitale investito. Non sembra<br />
che l'utilizzo di sementi convenzionali non conciate sia un aspetto così grave da<br />
pregiudicare la riconoscibilità del metodo di produzione bio<strong>lo</strong>gico; al contrario,<br />
un'eccessiva rigidità normativa può riflettersi negativamente sull'intero settore.<br />
Tuttavia, la priorità non dovrebbe essere quella di aumentare il numero di varietà<br />
convenzionali disponibili come semente bio<strong>lo</strong>gica bensì di sviluppare nuove<br />
cultivar caratterizzate da un’elevata diversità genetica e caratteri particolarmente<br />
importanti <strong>per</strong> i sistemi bio<strong>lo</strong>gici (Wolfe et al., 2008). Tra questi possiamo<br />
annoverare la stabilità delle rese (particolarmente importante in una prospettiva di<br />
cambiamento climatico), la tolleranza alle avversità biotiche e abiotiche e la qualità<br />
g<strong>lo</strong>bale del prodotto. Un miglioramento genetico indirizzato ai sistemi bio e con il<br />
coinvolgimento degli agricoltori <strong>per</strong>metterebbe anche di recu<strong>per</strong>are i caratteri<br />
positivi di vecchie varietà o ecotipi e incorporarli in nuovi genotipi, contribuendo<br />
così alla salvaguardia dell’agrobiodiversità (Conseil e Chable, 2009). Per se, il<br />
recu<strong>per</strong>o di vecchie cultivar dotate di caratteristiche organolettiche di primissima<br />
qualità potrebbe rappresentare un’interessante opportunità <strong>per</strong> la filiera corta<br />
(vendita diretta, GAS, mercati contadini) ma certamente non <strong>per</strong> la GDO o<br />
l’esportazione.<br />
4.2.3 La gestione della fertilità del terreno<br />
Tra gli aspetti agronomici rilevanti <strong>per</strong> l'agricoltura bio<strong>lo</strong>gica vi è quel<strong>lo</strong><br />
della gestione della fertilità del terreno, che rappresenta il nodo da sciogliere <strong>per</strong><br />
una corretta impostazione tecnica dei sistemi bio<strong>lo</strong>gici a scala aziendale. Il<br />
mantenimento di un buon livel<strong>lo</strong> di fertilità del suo<strong>lo</strong>, infatti, sostiene la<br />
produzione, va<strong>lo</strong>rizza le risorse endogene all’agroecosistema e limita il ricorso a<br />
input esterni di energia e materia. Purtroppo, i sistemi colturali mediterranei hanno<br />
un basso livel<strong>lo</strong> di sostanza organica a causa della presenza contemporanea delle<br />
condizioni <strong>per</strong> la sua degradazione (principalmente ossigeno ed elevate<br />
tem<strong>per</strong>ature del terreno). Pertanto, le tecniche colturali devono essere indirizzate<br />
prioritariamente al mantenimento o – ove possibile – all’aumento del contenuto in<br />
sostanza organica del terreno.<br />
Negli ambienti mediterranei l’irrigazione rappresenta la tecnica più potente<br />
nel determinare quantità, qualità e in parte anche impatto ambientale delle<br />
produzioni agricole. Purtroppo, nei disciplinari di agricoltura bio<strong>lo</strong>gica sono<br />
presenti so<strong>lo</strong> indicazioni generiche sull'irrigazione e anche tra gli agricoltori non<br />
c’è la <strong>per</strong>cezione dell’importanza di una corretta tecnica irrigua. Una scarsa<br />
precisione della stima delle esigenze delle colture e della capacità del terreno di<br />
trattenere l’acqua utile porta spesso ad applicare volumi di adacquamento eccessivi<br />
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