Le strategie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. - Sistema d ...
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lunghe offrano buone opportunità reddituali se tengono conto delle specificità dei<br />
prodotti bio, data la domanda crescente di questi prodotti. Tuttavia la domanda è<br />
concentrata in regioni spesso distanti dai luoghi dell’offerta. I canali di filiera corta<br />
offrono effettivamente buone opportunità, ma riguardano specifici tipi di<br />
produzione e non sono attivabili in aree distanti dai mercati di consumo; in ogni<br />
caso, non si può s<strong>per</strong>are che risolvano i problemi di va<strong>lo</strong>rizzazione della<br />
produzione <strong>per</strong> la sua maggioranza. In alcuni casi, specie nelle regioni meridionali,<br />
l’arretratezza dell’organizzazione della filiera agro-alimentare in generale e la<br />
presenza di intermediari non specializzati si riflette anche sulla<br />
commercializzazione dei prodotti bio<strong>lo</strong>gici, rendendone difficile la va<strong>lo</strong>rizzazione.<br />
Infine, sono stati segnalati fenomeni di concorrenza ai prodotti bio<strong>lo</strong>gici <strong>lo</strong>cali da<br />
parte dei prodotti importati e da parte dei prodotti da <strong>lo</strong>tta integrata.<br />
6.3.4 <strong>Le</strong> scelte di certificazione<br />
Si è detto che il principale vantaggio dell’agricoltura bio<strong>lo</strong>gica dal punto di<br />
vista dell’interesse pubblico è la produzione di esternalità positive <strong>per</strong> l’ambiente<br />
sulla base del mercato. Il funzionamento del mercato è facilitato dalla<br />
certificazione che, come si è detto, risolve il problema dell’asimmetria informativa,<br />
possibile causa del fallimento del mercato. Tuttavia la presenza di sussidi alla<br />
produzione interferisce col funzionamento del mercato, in quanto introduce un<br />
incentivo alla produzione diverso dal puro prezzo di vendita. Quando il sussidio<br />
non è legato strettamente all’obbligo di vendita del prodotto certificato, la<br />
decisione dell’agricoltore diventa duplice: la scelta se produrre bio<strong>lo</strong>gico e, una<br />
volta deciso <strong>per</strong> il sì, la scelta se certificare la propria produzione. In effetti, i dati<br />
indicano che una parte non trascurabile della produzione bio<strong>lo</strong>gica è venduta come<br />
convenzionale. In larga parte, questo può essere dovuto alle difficoltà di<br />
re<strong>per</strong>imento degli sbocchi di mercato di cui si è già parlato; in parte, può essere una<br />
scelta da parte degli agricoltori che, avendo un rapporto di fiducia coi clienti, non<br />
sentono il bisogno di certificare la propria produzione e quindi risparmiano i costi<br />
relativi; in parte, infine, il fenomeno può essere dovuto a quella parte di agricoltori<br />
che produce bio<strong>lo</strong>gico esclusivamente in funzione del sussidio. La scelta degli<br />
agricoltori di produrre bio<strong>lo</strong>gico sembra infatti piuttosto sensibile alla presenza o<br />
meno di sussidi: il 57% degli agricoltori piemontesi intervistati che avevano<br />
cessato la produzione bio<strong>lo</strong>gica dichiarava di aver<strong>lo</strong> fatto a causa della cessazione<br />
dei sussidi, ed il 31% dei produttori bio<strong>lo</strong>gici che dichiaravano l’intenzione di<br />
cessare la produzione bio<strong>lo</strong>gica indicava come ragione la cessazione dei sussidi<br />
(Corsi, 2007).<br />
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