Le strategie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica. - Sistema d ...
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I costi di certificazione sono un’altra componente della differenza fra i costi<br />
dell’agricoltura bio<strong>lo</strong>gica e quella convenzionale; oltre ai costi espliciti, va<br />
considerato anche il carico burocratico relativo, che si traduce in un impegno di<br />
tempo <strong>per</strong> l’agricoltore.<br />
Quanto appena esposto riguarda prevalentemente elementi monetari, ma su<br />
questi a <strong>lo</strong>ro volta influiscono molto fattori soggettivi degli o<strong>per</strong>atori. Innanzitutto<br />
valgono elementi relativi al capitale umano degli imprenditori, quali la capacità di<br />
affrontare nuove sfide, la capacità tecnica, quella di commercializzazione: tutte<br />
variabili difficilmente quantificabili, ma che possono risultare decisive <strong>per</strong><br />
raggiungere la sostenibilità economica delle produzioni bio<strong>lo</strong>giche.<br />
In letteratura esiste un certo numero di lavori che si occupano dell’analisi dei<br />
fattori che favoriscono la conversione al bio<strong>lo</strong>gico e più in generale l’adesione a<br />
misure agro-ambientali. In generale, non vengono stimati esplicitamente ricavi e<br />
costi della conversione, ma attraverso tecniche statistiche vengono analizzati i<br />
fattori che fanno aumentare o diminuire la probabilità di conversione.<br />
Alcuni fattori che emergono dalla letteratura riguardano l’informazione, sia<br />
delle tecniche sia probabilmente anche delle opportunità di mercato e di sussidi, la<br />
cui mancanza in effetti costituisce un ostaco<strong>lo</strong> al passaggio al bio<strong>lo</strong>gico. Ad<br />
esempio, Padel e Lampkin (1994), in una delle prime indagini a livel<strong>lo</strong> europeo,<br />
sottolineano come i costi diretti di informazione e di raccolta delle es<strong>per</strong>ienze<br />
costituiscano una barriera significativa contro la conversione. Anche Dimora e<br />
Skouras (2003) e Genius et al. (2006) sottolineano il ruo<strong>lo</strong> dell’informazione nella<br />
conversione al bio<strong>lo</strong>gico, i primi indicando che l’ipotesi di conoscenza <strong>per</strong>fetta<br />
spesso ipotizzata nei modelli non corrisponde alla realtà, i secondi sostenendo che,<br />
a causa della carenza di informazioni, il passaggio al bio<strong>lo</strong>gico sarebbe<br />
maggiormente incoraggiato da misure strutturali che aumentassero le conoscenze<br />
che da sussidi. Anche Wynn et al. (2001) individuano l’informazione ricevuta fra i<br />
fattori che determinano l’adesione a programmi agro-ambientali in Scozia. Lohr e<br />
Sa<strong>lo</strong>monsson (2000), utilizzando dati svedesi, mostrano che la conversione, oltre<br />
ad essere favorita da altri fattori, <strong>lo</strong> è anche da un migliore accesso ai servizi di<br />
assistenza tecnica specifica.<br />
Un altro gruppo di fattori che influenza la scelta di conversione è costituito<br />
dai sussidi e da caratteristiche generali delle aziende, che possiamo interpretare<br />
come la facilità di conversione e che ovviamente si possono anche esprimere in<br />
ordinamenti produttivi diversi, che rendono più o meno conveniente il passaggio al<br />
bio<strong>lo</strong>gico. Per Lohr e Sa<strong>lo</strong>monsson (2000) la conversione, oltre ad essere favorita<br />
dai sussidi, è infatti più facile <strong>per</strong> le aziende più grandi e meno diversificate.<br />
Pietola e Lansink (2001), usando dati finlandesi, stimano il ruo<strong>lo</strong> degli incentivi<br />
finanziari e dei prezzi nel determinare il passaggio al bio<strong>lo</strong>gico, e trovano che la<br />
sua probabilità è maggiore fra le imprese di maggiori dimensione, con bassa<br />
produttività e poco specializzate. Altri lavori analizzano il problema ana<strong>lo</strong>go<br />
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