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Consumi e distribuzione

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<strong>Consumi</strong> e <strong>distribuzione</strong>. Rapporto Coop 2016<br />

Riquadro 2.7 – Quanto vale la sharing economy in Italia ?<br />

Considerato il proliferare di iniziative di matrice collaborativa, il dibattito internazionale<br />

degli ultimi mesi si è concentrato sull’effettivo perimetro di definizione<br />

di tale modello. In generale, infatti, sotto tale appellativo trova collocazione<br />

un ampio ventaglio di iniziative che hanno contenuti organizzativi ben distinti,<br />

seppure con una filosofia trasversale: quella dell’accesso in luogo del possesso,<br />

dell’utilizzo in luogo dell’acquisto. Per avere un quadro più dettagliato dello stato<br />

dell’arte, appare utile tenere a mente che la sharing economy è per sua natura<br />

dinamica e che le sue declinazioni operative sono molteplici.<br />

Il primo filone di ricerca fa capo ad uno dei principali studiosi in materia, Rachel<br />

Botsman, che in un articolo pubblicato nel 2015 sulla rivista Wired ha catalogato<br />

almeno quattro forme di sharing economy:<br />

a. economia condivisa: si tratta di un sistema economico basato sulla condivisione,<br />

gratuita o dietro una tariffa, di servizi o proprietà sottoutilizzate direttamente<br />

da parte dei privati (ne sono un esempio Bla Bla Car e Air BnB);<br />

b. economia collaborativa: si basa sull’integrazione di reti e marketplace decentralizzati<br />

che rendono possibile l’incontro tra domanda ed offerta secondo logiche che<br />

sfuggono ai tradizionali intermediari (è il caso di eBay, di Subito.it e di tutte quelle<br />

piattaforme che aggregano una offerta produttiva parcellizzata spesso ad opera di<br />

privati, che grazie alla tecnologia possono avere accesso ai mercati globali);<br />

c. consumo collaborativo: è la rivisitazione in chiave tecnologica di tradizionali<br />

comportamenti economici (affittare, erogare un prestito, scambiare, barattare,<br />

condividere, regalare), che non prevedono scambio monetario e con dimensioni<br />

che senza il contributo di internet risulterebbero insostenibili (l’esempio tipico<br />

è Homeforexchange, la app che consente di scambiare l’appartamento per le<br />

vacanze con altri viaggiatori);<br />

d. servizi on-demand: si possono così identificare le piattaforme che fanno incontrare,<br />

dietro pagamento di corrispettivo, le necessità dei clienti con i fornitori<br />

di servizi per erogare o consegnare all’istante beni e servizi che possono<br />

poi essere utilizzati anche da altre soggetti in funzione della loro disponibilità<br />

(Uber, Car2go ed Enjoy possono essere ragionevolmente annoverati in questa<br />

categoria).<br />

La seconda scuola, per contro, segue l’approccio recentemente proposto dalla<br />

Commissione Europea, secondo la quale la sharing economy riguarda propriamente<br />

l’uso di tecnologie digitali per l’applicazione di modelli di business basati<br />

sul noleggio di beni e servizi, allo scopo di ridurne l’uso inefficiente o il sottoutilizzo.<br />

Ne sono di conseguenza esclusi il mercato dell’usato e gli scambi non<br />

contabilizzati.<br />

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