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Consumi e distribuzione

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3. Per i consumi una ripresa selettiva<br />

Nel 2015, per la prima volta da decenni, in Italia la speranza di vita alla nascita<br />

è scesa.<br />

Anomalia statistica o campanello di allarme? Si è a lungo dibattuto sulle<br />

cause di questo arretramento e sul ruolo giocato dall’estate torrida dello scorso<br />

anno, che ha falcidiato la popolazione anziana, o dalla rinuncia alla prevenzione<br />

causata dalle ristrettezze economiche dei bilanci familiari.<br />

Al di là degli elementi congiunturali, alcuni fatti stilizzati possono aiutarci a<br />

descrivere le peculiarità del rapporto tra italiani e salute.<br />

In Italia, secondo Eurostat, 52 mila decessi all’anno tra gli under75 potrebbero<br />

essere evitati con il ricorso alla prevenzione ed a cure appropriate. Si tratterebbe<br />

del 33% dei decessi in meno in quella fascia di età, una quota superiore<br />

a quella di Germania e Spagna (entrambe al 31%) e della Francia (23%), Paesi<br />

rispetto ai quali paghiamo evidentemente un deficit di prevenzione e cura.<br />

L’Italia destina alla prevenzione solo il 4,1% della spesa sanitaria totale,<br />

un valore molto contenuto se confrontato con l’Europa che conta. Nel<br />

Mezzogiorno si soffre soprattutto di malattie legate a diabete ed ipertensione,<br />

forse per l’eccessivo consumo di grassi e carboidrati, mentre al Nord crescono<br />

i tumori alle vie aeree, in ragione della maggiore esposizione all’inquinamento<br />

dell’aria come fattore di rischio.<br />

Secondo il Censis sono 11 milioni gli italiani (2 milioni in più rispetto al<br />

2012) che hanno rinunciato alle cure pubbliche. Vi è dunque un travaso verso<br />

le strutture private, motivato dall’allungamento dei tempi di attesa.<br />

Peculiare è poi la variabilità regionale dei trattamenti ospedalieri, a segnalare<br />

sia il probabile eccesso di trattamenti, finalizzato a sostenere l’attività in<br />

alcune aree, sia l’incapacità di soddisfare le esigenze, in altre, con ampi divari<br />

sia di efficienza delle strutture ospedaliere sia di equità ed appropriatezza del<br />

servizio assicurato.<br />

L’avvento della sanità digitale può essere l’occasione per ricucire la distanza<br />

che separa il servizio pubblico dalle persone: nel 2015, secondo il Politecnico<br />

di Milano, il 40% dei referti e il 9% delle cartelle cliniche è stato “smaterializzato”.<br />

Tra i servizi online maggiormente utilizzati dai cittadini una indagine<br />

Doxa colloca al primo posto la prenotazione di esami e visite, utilizzata dal<br />

24% degli utenti ed in forte crescita nell’ultimo anno, oltre ai servizi per l’accesso<br />

e la consultazione dei documenti clinici, di cui ha beneficiato il 15% dei<br />

pazienti.<br />

Tecnologia e digitalizzazione fanno fatica a farsi largo in un settore, quello<br />

delle cure mediche, dove le potenzialità sono enormi, tra possibilità di diagnosi<br />

a distanza (tele-consulto) e soluzioni ICT per la medicina sul territorio e l’assi-<br />

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